David Rossi, si riapre il caso

Non trova fine l’inchiesta sulla morte di David Rossi e non trova pace ancora la memoria del capo della comunicazione di Banca Mps, morto il 6 marzo del 2013 dopo esser precipitato dalla finestra del suo ufficio.
Il procuratore della Repubblica di Siena, Salvatore Vitello, ha comunicato con una nota ufficiale la riapertura delle indagini sul decesso di Rossi.
“… in data 6 novembre 2015 è stata depositata richiesta di riapertura delle indagini presentata, a mezzo del proprio difensore, da Tognazzi Antonella, con riferimento al procedimento relativo alla morte di Rossi David.
Gli aspetti segnalati nell’istanza di riapertura, corredata da consulenze di parte sui punti per i quali viene proposta la necessità di approfondimento, sono stati oggetto di valutazione e d’accordo con il dottor Andrea Boni, sostituto designato alla trattazione dell’atto, ha assunto la decisione di procedere alla riapertura dell’indagine sui temi di prova evidenziati”.
La richiesta è stata dunque accolta anche alla luce delle nuove perizie che il legale della vedova, l’avvocato Luca Goracci, aveva anticipato, sostenendo la necessità di fare piena luce sull’accaduto. Troppi sarebbero gli incastri che non tornano e sui quali si è a lungo dibattuto, dalle aule del tribunale ai media: filmati, dichiarazioni, interviste, perizie calligrafiche e medico legali.
Sarebbero tre le nuove perizie presentate in tribunale dall’avvocato Goracci e a questo punto accolte, dopo una prima archiviazione del caso come ‘suicidio’. David Rossi sarebbe stato ucciso da “almeno due persone” e non si tratterebbe di suicidio. Questo sostiene il legale, aggiungendo che
“Dalle perizie, grafologica, medico legale e dinamico fisica sulla caduta, emerge che David Rossi sarebbe stato prima colpito alla testa e poi buttato dalla finestra almeno da due persone” sostiene l’avvocato Goracci. Le perizie che saranno presentate domani alla stampa in una conferenza a Roma dimostrerebbero che Rossi avrebbe scritto i biglietti di addio alla moglie, poi ritrovati nel cestino, “sotto coercizione fisica o psichica. I segni evidenti sarebbero le ecchimosi sulle braccia riscontrate nell’esame autoptico “chiaro segno di afferramento”