Giacomo Bassi (San Gimignano): “Io, sindaco di un patrimonio ma questa non è una città museo”

A tu per tu con Giacomo Bassi, sindaco di San Gimignano: un patrimonio culturale che punta a crescere con i giovani, con le grandi opere. Ma anche con l’integrazione, attraverso i giovani

Giacomo Bassi

Giacomo Bassi

Correva l’anno 2009 quando Giacomo Bassi assumeva la guida di San Gimignano. Oggi, a distanza di sette anni e con il primo mandato alle spalle, continua ad impegnarsi nel perseguimento degli obiettivi auspicati. Con lui abbiamo fatto una chiacchierata a 360 gradi per analizzare l’operato e le offerte future dell’amministrazione comunale. Dalle misure antifurbetto, passando per le “Grandi Opere” ed il lavoro giovanile, fino alle situazioni più delicate del carcere di Ranza e dei migranti, emerge il ritratto di un comune impegnato su più fronti e determinato a migliorare una città che, oltre che per l’Italia, costituisce un patrimonio per l’umanità.
Quale livello di efficienza puntate a raggiungere con l’aumento del numero di telecamere contro i “furbetti dei rifiuti”?
“Negli anni sono state attuate diverse operazioni per lo smaltimento dei rifiuti; l’ultima è l’introduzione della raccolta porta a porta a Badia a Elmi per contrastare la migrazione di rifiuti da Certaldo e Gambassi. Poiché l’estensione di questo servizio ad altre zone innalzerebbe i costi, abbiamo installato un sistema di telecamere per individuare gli autori di comportamenti sbagliati o illeciti nel conferimento dei rifiuti nei cassonetti. Questo ha permesso finora di arrivare ad una quarantina di sanzioni. Speriamo di attivare un vero e proprio deterrente contro questo mal costume estremamente diffuso, frutto dell’ignoranza, della furberia e della fraudolenza”.

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Grandi Opere: come procedono l’ammodernamento e la sostituzione degli edifici scolastici?
“Per quanto riguarda la messa in sicurezza delle scuole, l’edificazione della scuola materna è a buon punto, quella delle medie all’inizio e i lavori in palestra partiranno tra qualche mese. Dopo aver redatto il progetto di adattamento sismico della scuola di Ulignano, stiamo valutando, inoltre, se ricostruire o adeguare la scuola elementare di San Gimignano. Il tutto dovrebbe comunque essere completato nell’arco di due anni. Vista l’importanza di tali opere, abbiamo convogliato risorse ed energie nella sua concretizzazione, riuscendo a rientrare di una parte dei costi (4,9 milioni di euro su un totale di 6,3) grazie ai fondi stanziati dal Governo Renzi per la scuola”.
A proposito di lavori in corso, a che punto sono quelli della circonvallazione?
“Dopo uno stop di quattro anni imposto da ragioni di ordine burocratico, giuridico e logistico, i lavori sono finalmente ripartiti a maggio di quest’anno, andando avanti ininterrottamente per tutta l’estate; al momento sono sospesi perché siamo in attesa di una fornitura di alcuni materiali , ma niente di allarmante. Se tutto andrà come deve andare, la circonvallazione potrebbe essere pronta in tre anni e mezzo. Siamo felici di dotare San Gimignano di questa infrastruttura che porterà molti vantaggi, soprattutto dal punto di vista della viabilità, del traffico e dei parcheggi. I lavori sulle scuole e sulla circonvallazione sono parte di un macro investimento pubblico da 17 milioni di euro”.

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Un’altra grande opera riguarda l’ammodernamento della struttura socio sanitaria di Santa Fina, sono iniziati i lavori?
“Il progetto definitivo è stato approvato, le risorse ci sono ed il progetto esecutivo per gli atti di cantierizzazione è in fase di redazione; tra la fine di quest’anno e l’inizio del nuovo dovrebbe partire la gara d’appalto. Anche quello di Santa Fina è un investimento pubblico da 13 milioni di euro. Lo scopo è di potenziare le attività che vi si svolgono, ma soprattutto di mantenere una relazione continuativa tra il centro storico ed i cittadini, combattendo la logica della “città museo” destinata all’uso esclusivo di commercianti e di turisti”.
Le opere di ristrutturazione riguardano anche l’ex convento ed ex carcere di San Domenico, com’è la situazione?
“Ad oggi la totale proprietà del bene è suddivisa in parti uguali tra il Comune e la Regione. Vogliamo trasformare questo spazio in un contenitore polifunzionale, dove la cultura e le varie sfaccettature della toscanità abbiano un ruolo centrale. Al momento siamo in cerca di investitori privati che, prendendolo in concessione, possano ristrutturarlo (l’intervento ammonta a circa 20 milioni di euro), gestirlo per diversi anni e restituirlo. È recente la decisione di destinare una parte del fabbricato ad attività ricettiva, perciò in questi giorni stiamo discutendo con il Ministero dei beni culturali, la Soprintendenza, il Demanio e la Regione per introdurre questa modifica al progetto. Concluso questo percorso, apriremo il bando per la concessione. È un grande investimento che potrà creare decine di posti di lavoro”.
Oltre a queste, che possibilità lavorative offre San Gimignano ai giovani?
“Ovviamente il nostro punto di forza è il turismo e i tanti servizi ad esso connessi. A questi si aggiungono le opportunità lavorative create dalle 130 aziende agricole, dai 100 agriturismi presenti sul territorio e dagli investimenti per quel che riguarda la Vernaccia; l’istituzione di nuove cantine accrescerà infatti la richiesta di figure professionali qualificate. Ci sono inoltre buone prospettive di inserimento nel settore industriale, che sta dando segnali di ripresa”.

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Parlando invece di quello che è ancora un carcere, cioè Ranza, cosa può fare il Comune per affrontare i disagi operativi?
“È chiaro che la vicenda sia molto complessa, ci sono diversi aspetti della struttura che la rendono di difficile gestione, come la carenza di personale o l’isolamento da ogni centro urbano. In questi anni però si è ricreata una certa vicinanza dell’amministrazione comunale e della comunità verso la struttura carceraria. Sebbene infatti il comune non abbia nessuna competenza sulla gestione delle carceri, ha comunque attuato alcuni interventi per fronteggiarne le difficoltà organizzative, come l’istituzione della figura del garante dei detenuti, il finanziamento di alcuni piccoli e medi progetti e la partecipazione alle rivendicazioni sindacali portate avanti dal personale. Non possiamo disinteressarci delle vicende che riguardano un pezzo importante del nostro territorio e della nostra vita comunitaria”.

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Un’altra questione difficile è quella dell’emergenza immigrazione, come vi state muovendo?
“Oltre ai 6 immigrati previsti dal Sistema di protezione dei richiedenti asilo e dei rifugiati (Sprar), cui il Comune aderisce, stiamo ospitando temporaneamente 40 richiedenti asilo. Durante questa permanenza, intendiamo dare loro la possibilità di integrarsi nella comunità e rendersi utili; come hanno fatto recentemente, aiutandoci nelle operazioni di pulizia del territorio e di ri-allestimento delle scuole. Il tutto in modo volontario e gratuito”.
Se la sente di dare un voto all’operato dell’amministrazione comunale?
“Io opterei per un 8. Non voglio fare un discorso autocelebrativo ma, anche a fronte dell’aumento di consensi ottenuto dal 2009 al 2014, è un dato oggettivo che quanto fatto nel primo mandato sia stato apprezzato. Siamo un gruppo molto coeso e determinato che, in un periodo di crisi come questo, riesce comunque a portare avanti progetti di una certa rilevanza. Non mi sembra poco”.

Giulia Montemaggi