Suvignano, la Regione Toscana ricorre al Tar

Suvignano

La Regione Toscana ricorrerà al Tar contro il decreto dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Agenzia che ha destinato alla vendita attraverso una gara ad evidenza pubblica i beni dell’Azienda di Suvignano, una imponente tenuta nel territorio di Monteroni d’Arbia, posta sotto confisca definitiva nel 2007.

“Il decreto – dice il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che da tempo segue personalmente questa complessa vicenda – presenta secondo i nostri uffici profili di illegittimità che ci spingono a intraprendere questa strada. Sono pienamente convinto che il progetto organico di gestione a suo tempo presentato dalla Regione, insieme agli enti locali interessati, abbia tutte le carte in regola: consentirebbe di creare nuova occupazione,  soprattutto lavoro per i giovani, avvierebbe un riutilizzo e una valorizzazione completa dell’Azienda di Suvignano, sia sotto il profilo dell’attività agricola sia dal punto di vista sociale. Sarebbe un vero schiaffo alla mafia, come hanno dette bene i rappresentanti di Libera e di altre associazioni con cui abbiamo condiviso il progetto. Sarebbe davvero imperdonabile se questo bene confiscato cadesse nuovamente nelle mani sbagliate”.

Già nell’ottobre scorso il presidente Rossi aveva esposto il progetto regionale  (che prevede oltre alla valorizzazione dell’attività agricola e zootecnica anche l’organizzazione di attività e iniziative di valore sociale per la promozione della legalità e di contrasto alle mafie) all’allora ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri. Ma il 19 agosto è arrivata la doccia fredda del decreto dell’Agenzia Nazionale, che respinge la proposta e dispone l’asta pubblica. Secondo la Regione c’è più di una motivazione a sostegno del ricorso al Tar: il provvedimento dell’Agenzia non motiva infatti le ragioni per le quali la proposta regionale e degli enti locali stata respinta e richiama l’applicazione dell’art. 48 comma 8 lett b) del d.lgs 159/2011 che non appare – secondo i legali regionali – pertinente al caso, poiché non risulta che vi siano soggetti che abbiano avanzato proposte d’acquisto dell’azienda.

“La ratio della legge – conclude il presidente Rossi – è quella di evitare che i beni confiscati rientrino nel circuito criminale, ma disporre la loro vendita all’asta non mi sembra il modo giusto per riuscirci”. Nei giorni scorsi il presidente Rossi, insieme al presidente della Provincia di Siena Simone Bezzini e al sindaco di Monteroni Jacopo Armini, ha inviato al presidente del consiglio Letta e al ministro dell’Interno Alfano una lettera in cui “riconferma l’interesse della Regione, condiviso da istituzioni e associazioni del territorio interessato, a riprendere il progetto per la gestione regionale di questo bene, qualora la gara ad evidenza pubblica non avesse l’esito atteso”. Ora il ricorso al Tar.