Bello il palio: si rifà? E nacque il palio dell’Assunta

Com’era Siena … dentro le mura

Con la metà del Seicento il Palio era divenuto ormai una cosa delle Contrade.

La novità della corsa alla tonda in Piazza del Campo e la partecipazione corale alla festa ormai avevano relegato in secondarissimo piano il vecchio palio alla lunga, corso con i cavalli dei privati. Si continuò a farlo, certo: anzi, restò insospettabilmente in vita – ancorché mummificato – fino al secondo Ottocento. Ma il cuore dei senesi ormai batteva per quell’appuntamento che, a inizio Luglio, chiamava in Piazza i colori dei loro rioni. Chi aveva pensato di devitalizzare il culto civico della Madonna di Mezz’Agosto aveva avuto successo, tanto più che anche quel rituale religioso-politico che, in età comunale, stava alla base di questo appuntamento era stato svuotato dal mutamento dell’assetto istituzionale di Siena. E il rituale era quel corteo dei ceri e dei censi attraverso il quale, dal Duecento in poi, nella vigilia della festa dell’Assunta, protettrice dello stato senese, tutti i cittadini di Siena e tutte le comunità facevano atto di sottomissione alla Madonna (in realtà alla signoria cittadina).

Ma se la repubblica non esisteva più; se Siena era costretta – lei – a andare ogni anno a giugno a far atto di omaggio a Firenze per la festa di San Giovanni, la protettrice dello stato – Maria Santissima Assunta in Cielo – era ancora venerata e la festa in suo onore non era mai stata cancellata.

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Non ci volle molto prima che le Contrade stesse pensassero di contribuire alle celebrazioni religiose di Mezz’Agosto con un Palio. La prima fu l’Oca, nel 1701, che, avendo vinto a Luglio, pensò di rimettere in gioco il premio che spettava alla vincitrice, facendo ricorrere a sue spese la Carriera. Ma in quale data effettuarlo? Il 14 c’era la solenne processione; il 15 c’era il palio alla lunga. Facciamolo il 16, propose qualcuno. E 16 fu. Per la verità, è stato ipotizzato che la prima corsa d’Agosto sia precedente di qualche anno e che non l’Oca, ma l’Istrice nel 1689 sia stata l’inventrice del nuovo Palio. No, ribattono altri: in quell’occasione si trattò dello spostamento di data della Carriera che non era stato corsa a Luglio. Chi sia stato importa poco; una manciata di anni prima o dopo è questione del tutto secondaria. Quel che conta è che fra la fine del Seicento e i primissimi del Settecento si fa strada un nuovo palio: quello d’Agosto. Che andrà avanti, beninteso, a corrente alternata. Non tutte le Contrade avevano voglia di farlo ricorrere e di imbarcarsi nella sua organizzazione. Poi, però, quando la Giraffa vittoriosa nel Luglio del 1750, dichiarò di non essere interessata a far ricorrere il Palio, fu una sottoscrizione pubblica a far fronte all’impegno e a organizzare la Carriera agostana. Era il passo immediatamente precedente a quello della istituzionalizzazione del secondo Palio, che avvenne nel 1774 quando la municipalità si fece ufficialmente carico della sua organizzazione. La Carriera dell’Assunta era cosa fatta e cosa stabile. Passò altro tempo, e alla fine, fra la seconda metà dell’Ottocento e il primo Novecento, al Palio fu ricollegata la memoria della Siena indipendente, e anche il corteo dei ceri e dei censi tornò a ricordare che questa città era stata capitale di mezza Toscana. Ma quando questo avvenne, non c’era più, a reggere Siena, alcun rappresentante mediceo che potesse rammaricarsi di quel che era successo e riflettere sul fatto che il risultato finale era stato l’esatto opposto di quello che ci si era proposti. Siena, ora, aveva due appuntamenti per ricordare la sua storia e rimpiangere la sua antica libertà.

Roberto Cresti
Maura Martellucci