Lorenzo Donati sarà il direttore del Coro della Cattedrale di Siena “Guido Chigi Saracini” che si sta costituendo.
Un giovane per una musica che sa d’antico. Si chiama Lorenzo Donati, classe 1972, ed è il direttore del Coro della Cattedrale di Siena “Guido Chigi Saracini” che si sta costituendo.
Sono arrivate circa un centinaio di domande per questa iniziativa che vuol riportare in città e non solo la grande musica liturgica. L’aretino Donati ce ne parla con quella serietà tipica di chi sta iniziando un percorso molto lungo ma affascinante.
E’ contento per l’alto numero di domande?
«Abbiamo ricevuto domande di partecipazione al Coro da tutta Italia e anche dall’estero, da paesi come la Slovenia, la Francia e il Portogallo. Questo è un segno che a livello internazionale c’è sete di questo tipo di iniziative. Anche l’analisi delle fasce d’età che si sono proposte è interessante. Abbiamo ricevuto una sessantina di domande da under 40, una ventina da persone comprese tra i 40 e i 50 e una decina da over 50».
Come si spiega questo interesse verso la musica liturgica?
«Credo che sia dovuto al fatto che sono rarissime le occasioni in cui nascono i cori professionali in Italia. Ci sono esperienze di piccole dimensioni a Bergamo, a Trieste e a Bologna, composte da massimo dieci coristi. Nel nostro caso il Coro potrà essere strutturato, a seconda delle occasioni, dalle diciotto alle quaranta persone. Anche il Coro della Cappella Sistina, che è quello ufficiale del Vaticano, non va oltre i sedici componenti. Ci saranno persone che si sono avvicinate al “Guido Chigi Saracini” per l’aspetto liturgico e altre maggiormente per quello concertistico, visto che siamo all’interno della Chigiana».
Nella sua direzione del Coro terrà di conto anche del luogo dove maggiormente si esibirà, cioè il Duomo di Siena?
«Con don Giuseppe Acampa e don Andrea, che mi aiutano in questa esperienza, abbiamo già pensato a dove posizionare il Coro per gli eventi liturgici e che musica preparare».
Come imposterà le audizioni di fine novembre?
«Analizzeremo le capacità musicali e la disponibilità di tempo. Visto che il 60% dei richiedenti abitano fuori dalla Toscana dobbiamo verificare la loro reale possibilità di partecipazione a un’iniziativa del genere. Chiediamo un impegno serio, visto che chi canterà dovrà passare con il Coro il Natale, la Pasqua e dal prossimo anno anche il 31 dicembre».
Visto che la prima esibizione del Coro ci sarà il 23 dicembre, a circa un mese dalle audizioni, cosa farete in questo lasso di tempo?
«Faremo una specie di ritiro di tre o quattro giorni con le persone ammesse. Le persone scelte per l’evento del 23 dicembre si esibiranno anche per la Messa del 24. Per le prime uscite non saremo al meglio comunque».
Lei com’è che si è appassionato di musica liturgica?
«La mia passione per la musica in generale è nata proprio in un coro liturgico, quando ero piccolino. Per questo sono sempre rimasto legato, anche nelle mie successive esperienze, alla musica da chiesa. Dirigendo cori comunque ho sempre avuto a che fare con la musica liturgica, tanto che adesso la insegno al Conservatorio di Trento
L’obiettivo mio e di altri miei colleghi è quello di riniziare a proporre nelle chiese musica di alta qualità, perché a volte per noi musicisti, e per i cultori del “bello” in generale, è un po’ umiliante seguire una cerimonia liturgica con una proposta musicale non adeguata.
Per la Cattedrale di Siena e la sua armonia di forme e colori abbiamo bisogno di voci curate e che non gridino».
Potrebbe suggerire un ascolto per avvicinarsi alla musica liturgica?
«Consiglio sicuramente i lavori di Maurice Duruflé e, in ambito italiano, l’opera di Domenico Bartolucci. Una grossa produzione di musica liturgica poi ce l’hanno in nord Europa, seppur in ambito riformato e non cattolico».
Emilio Mariotti