Ci sono momenti in cui l’energia che si diffonde in un luogo è così forte da provocare attimi intensi ed emozionanti, momenti nei quali si condensano l’orgoglio civico e l’amore tra passato e presente: questo è successo ieri pomeriggio, quando è stato svelato il “Palio dei Senesi”, palio censuale che per oltre 500 anni è stato l’omaggio della città all’Assunta, protettrice di Siena. Nella gremita chiesa della Santissima Annunziata, in occasione della presentazione al pubblico dello straordinario ritrovamento, ho incrociato molti occhi lucidi negli sguardi che avevano accompagnato la scopertura del “Palio dei Senesi”.
Un prezioso drappo che ha avuto la forza di riportare alla memoria la grandezza del patrimonio avito, una grandezza artistica, storica e umana.
Quasi otto metri di velluto rosso porpora adagiati in una teca intelligentemente pensata con uno specchio sottostante che permette di apprezzare l’unicità della lavorazione in pelle di vaio, lavorazione certosina che parte dalle pelli di questo scoiattolo siberiano e della quale si riteneva che non esistessero più esempi. Il lavoro è stato realizzato grazie a Civita in collaborazione con Opera Metropolitana.
Il Palio è stato svelato dopo l’intervento del rettore dell’Opera della Metropolitana Gian Franco Indrizzi e l’interessante spiegazione della storia dell’arte Fabiana Bari, che ha curato le operazioni di studio e recupero del drappo.
Imponente e austero, il Palio di velluto porpora è ornato con un fregio in oro a losanghe su cui sono disposte armi araldiche, completato sul retro dalla fodera in pelle di vaio. Già questo farebbe del palio censuale ben conservato all’interno di una cassettiera, nei depositi dell’Opera del Duomo di Siena, una scoperta straordinaria. È il dono che la Repubblica offriva a Maria Assunta il 14 agosto, durante la celebrazione dei ceri e dei censi, cerimonia che ancor oggi avviene seguendo quel remoto rituale.
È il palio più antico di cui si abbia notizia, l’unico esempio in Italia, databile ai primi decenni del Cinquecento; se si pensa poi che nel 1555, a seguito della caduta della Repubblica, quest’opera assunse su di sé tutta la simbologia civica e liturgica che prima di quell’evento era affidata agli oltre 110 palii che venivano offerti alla Cattedrale, il suo eccezionale valore risulta ancora più evidente. L’identificazione è avvenuta a seguito di una ricognizione dei tessuti d’arte di proprietà dell’Opera, operazione affidata dal Rettore Gian Franco Indrizzi a Fabiana Bari, storica dell’arte specializzata nel settore tessile.
Gli studi sono soltanto all’inizio, ma già ad oggi molte informazioni sono disponibili: il drappellone è confezionato seguendo una consuetudine antichissima risalente al XIV secolo: nella fascia centrale tessuta in oro (la parte più antica del manufatto, assai probabilmente risalente al XV secolo) sono esibiti gli stemmi araldici della comunità, la Balzana e il Leone del Popolo; in alto vi è lo stemma mediceo, inserito con poca cura in epoca granducale, diverso per stile e tecnica dagli altri; in basso due armi di famiglie nobili senesi, quella dei Foresi e quella dei Ballati.
Il palio cadde in disuso agli inizi dell’Ottocento; nel 1870, per la sua bellezza e vetustà, fu esposto, nel frainteso ruolo di reperto del carroccio senese della battaglia di Montaperti, nel Museo dell’Opera. Negli anni Cinquanta del secolo scorso l’improbabilità di questa identificazione divenne evidente e si preferì, forse anche per motivi di conservazione, rimuovere il drappo dalla sua sede espositiva e riporlo in magazzino.
Da lì l’oblio, dal quale “il pallio dell’offerta di santa Maria d’Agosto” viene oggi sottratto per essere restituito ai cittadini senesi, ai quali, in tutta la sua austera bellezza, appartiene.
Non hanno voluto mancare a un appuntamento così importante tantissimi senesi e diverse autorità. Peccato per quanti non sono stati presenti a un momento così intenso per Siena. Potranno comunque recuperare perché “Il Palio dei Senesi” resterà in esposizione fino al 25 maggio e potrà essere ammirato dai senesi e dai visitatori in Piazza del Duomo.
Katiuscia Vaselli