“Lo zigo zago” e un difetto di virilità

Il canto “Lo zigo zago” racconta un incontro amoroso finito male. A volte gli uomini possono difettare di virilità e fare “fiasco” a letto

Di far “cilecca” nessun uomo è contento. E’ però una possibilità con cui i maschi devono fare i conti. A volte può capitare di non essere al massimo della forma, per lo stress, per l’ansia da prestazione o per la retrocessione della squadra del cuore. Se nei tempi contemporanei possono venire in aiuto certe pilloline dai nomi curiosi, in passato o si faceva con lo zabaione o si doveva accettare la dura sconfitta. Nella canzone “Lo zigo zago” si racconta proprio di questo: un “morettino” che lascia insoddisfatta una giovane diciottenne. Tutto il testo gioca su doppi sensi più o meno espliciti,  come, per esempio, il termine “ago” che viene usato per appellare il membro maschile. Leggendo le parole del canto si capisce come il “morettino” sia stato sì bravo ad approfittare della sonnolenza del padre della ragazza, ma che poi al dunque abbia lasciato la partner insoddisfatta. Lei, infatti, gli dice “m’hai ferito il cuore mi farai morir. Dalla passione mi sento morir”, come a dire che le sue voglie sono rimaste lì e semmai sono cresciute. Sembra che la ragazza rimugini su un episodio del passato, rammaricandosi di non avere gestito in prima persona la situazione. La donna rinfaccia al “morettino” anche una certa loquacità con gli amici, avendo spiattellato alla pubblica opinione il loro incontro. Lei gli ricorda che in fondo “…nell’amore non è un gran peccato, perché un bacino è meno di niente”. Come dire: meno chiacchiere e più fatti.

“Lo zigo zago”, che noi erroneamente riteniamo un canto della tradizione senese, è in realtà una canzone diffusa dall’EIAR a livello nazionale nel periodo del secondo conflitto mondiale. Per questo è possibile rintracciare molteplici versioni del brano. Sempre in tempo di guerra, alcuni partigiani scrissero il testo “Col parabello” sul motivo de “Lo zigo zago”. Il fucile si sostituisce all’”ago”, quindi al membro maschile, in una specie di rimando implicito alla virilità ritenuta necessaria per combattere.

Se ritornassi di anni diciotto, io più di te vorrei essere ambiziosa
Or la sottana che porto di sotto, è troppo corta ed è tutta grinzosa

E… con lo zigo zago morettino vago me l’hai rotto l’ago m’hai ferito il cuore mi farai morir
Dalla passione dalla passione
E… con lo zigo zago morettino vago me l’hai rotto l’ago m’hai ferito il cuore mi farai morir
Dalla passione mi sento morir

Non ti ricordi la sera dei Santi, quando mio padre se n’andò a dormire
Io ce l’avevo una spilla davanti, tu di troncarla avesti l’ardire

E… con lo zigo zago morettino vago me l’hai rotto l’ago m’hai ferito il cuore mi farai morir
Dalla passione dalla passione
E… con lo zigo zago morettino vago me l’hai rotto l’ago m’hai ferito il cuore mi farai morir
Dalla passione mi sento morir

Tu lo sapevi la spilla era d’oro, proprio nel mezzo c’aveva un brillante
Ed era quello il mio solo tesoro, tu di troncarlo ne fosti bastante

E… con lo zigo zago morettino vago me l’hai rotto l’ago m’hai ferito il cuore mi farai morir
Dalla passione dalla passione
E… con lo zigo zago morettino vago me l’hai rotto l’ago m’hai ferito il cuore mi farai morir
Dalla passione mi sento morir

Che m’hai baciata e t’ho ribaciato, l’hai raccontato a tutta la gente
Ma nell’amore non è un gran peccato, perché un bacino è meno di niente

E… con lo zigo zago morettino vago me l’hai rotto l’ago m’hai ferito il cuore mi farai morir
Dalla passione dalla passione
E… con lo zigo zago morettino vago me l’hai rotto l’ago m’hai ferito il cuore mi farai morir
Dalla passione mi sento morir

Emilio Mariotti