Paci Dalò: “L’arte ci aiuta a capire la complessità”

Il compositore Roberto Paci Dalò porterà al Santa Maria della Scala un lavoro sulla Grande Guerra collegato alla mostra “Fotografi in trincea”

Robero Paci Dalò

Robero Paci Dalò

Continuano gli appuntamenti con la memoria della Grande Guerra associati alla mostra “Fotografi in trincea”. Domani alle 18.30 al Santa Maria della Scala il compositore Roberto Paci Dalò proporrà la sua performance, fra musica e video, “Fronti – Echi della Grande Guerra”. L’artista riminese non è nuovo a lavori sul primo conflitto mondiale, visto che in passato ha realizzato “Il grande bianco”(Teatro Valli, Reggio Emilia) e “1915 The Armenian Files” (ORF Kunstradio, Vienna).

“Fronti” è una produzione Fondazione Premio Napoli in coproduzione con il gruppo “Giardini Pensili”, la piattaforma di arte contemporanea “Arthub” (Shanghai / Hong Kong) e “Home Movies – Archivio nazionale del film di famiglia”, in collaborazione con il Comune di Pesaro e l’associazione marchigiana “Amat”. L’opera è stata presentata in prima assoluta all’Auditorium RAI di Napoli in occasione del conferimento all’artista del Premio Napoli 2015 per la cultura e la lingua italiana. Paci Dalò racconta cosa ci potremo aspettare dalla performance di domani.

Dopo “Il grande bianco” e “1915 The Armenian Files” adesso è in tour con “Fronti – Echi della Grande Guerra”. Come nasce il suo interesse verso la prima guerra mondiale?

«Mi interessa la storia in generale, ho lavorato tantissimo sul nazismo e sulla seconda guerra mondiale. Due anni fa, quando sono iniziate le celebrazioni per il centenario della Grande Guerra, ho “spostato” la mia attenzione su questo conflitto, non sapendo dove sarei andato a finire. All’inizio è stato semplicemente un lavoro di indagine e analisi, commissionato dal Teatro Valli di Reggio Emilia per “Il grande bianco”, ma poi mi sono accorto della grandezza del periodo storico. Sono rimasto affascinato in particolare dagli anni a cavallo tra l’ottocento e il novecento, dove si sono sviluppati i prodromi di quello che sarebbe arrivato più tardi».

Nel suo lavoro usa strumenti live accompagnati da sample preregistrati. In questa performance ci sono anche spezzoni e suoni dell’epoca?

«No, non li ho uso. Però tutto il lavoro sul suono è legato ai canti alpini, che ho destrutturato e ricostruito con il coro La Baita di Scandiano per “Il grande bianco”. Abbiamo trasformato, in questo incontro originale con la musica elettronica, le canzoni in qualcosa di diverso, direi ambientale. Quello che abbiamo prodotto  con il coro La Baita è alla base pure di “Fronti – Echi della Grande Guerra”.

La sua performance come interagisce con i luoghi in cui viene proposta?

«A Siena verrà eseguita al Santa Maria della Scala, che non è un luogo ma un vero e proprio monumento. Essendo molto grande, lavorerò sulla dimensione e sui riverberi. Cercherò, quindi, di sfruttarne le caratteristiche acustiche, che saranno utili a dilatare il suono. Chi sarà presente alla performance di domani potrà sperimentare un ambiente sonoro immersivo».

“Fronti – Echi della Grande Guerra” è un progetto che accosta musica a immagini. Come ha sviluppato la parte visiva?

«Le immagini fanno parte di un film che ho fatto io, montando spezzoni provenienti dal fronte italiano. Sono bellissime, per questo non sono intervenuto molto su di esse, a parte un rallentamento della velocità. Quest’ultima cosa l’ho fatta per dare una certa poeticità al tutto, cercando di far venire fuori il sentimento dell’attesa che si viveva in trincea».

Cosa pensa che la musica possa dare alla riflessione storica?

«Grazie all’arte possiamo costruire più rapidamente momenti di riflessione su un determinato tema. Attraverso alcune opere artistiche a volte possiamo percepire, in un tempo relativamente breve, qualcosa di molto più complesso».

Emilio Mariotti