Tommaso Andreini: “Sarà un Palio surrealista”

Il Palio del 2 luglio 2016 sarà dipinto dal pittore senese Tommaso Andreini. L’artista 37enne, torriaiolo, dovrà affrontare il tema della Misericordia, in onore al Giubileo straordinario indetto da papa Francesco.

Andreini si era già fatto notare nell’ambito del bando di concorso riservato ai pittori senesi svoltosi nel 2015. Per saperne di più su come affronterà la sfida di dipingere il Drappellone dedicato alla Madonna di Provenzano, lo abbiamo intervistato.

Com’è il giorno dopo? Giusto ieri il Comune ti ha incaricato di dipingere il Drappellone di luglio.

E’ un bel giorno, speciale. C’è tutto l’entusiasmo e tutta la voglia di incominciare a lavorarci con la testa. La fase più importante è quella progettuale, dell’elaborazione dell’allegoria. Tutto il resto vien da sé.

Quando partirà, invece, la realizzazione materiale del Cencio?

Quello dipende dal Comune, penso ci sia una tempistica prestabilita formalmente. Partirò quando mi daranno la seta e tutto l’occorrente.

Ci puoi svelare niente sul Drappellone che dipingerai?

Non posso. L’unica cosa che posso dire è che nella realizzazione sarò me stesso. Ci saranno tracce delle opere che mi fanno vivere, quindi quei cavalli e angeli surrealisti che mi stanno facendo lavorare tantissimo sia fuori che dentro Siena. Nella nostra città è cambiato il vento, ci sono molti piccoli collezionisti che stanno investendo sull’arte.

Come affronterai il tema del Giubileo della Misericordia?

E’ un tema difficile. Come lo era, del resto, quello dell’anno scorso sulle Sacre Particole. Rappresentare con un’allegoria un cosa di fede non è mai facile, rischi di sbagliare. Comunque sia le sfide mi piacciono, più sono impegnative più sono stimolanti. Ho già pensato a qualcosa di concreto, aspetto che s’incominci.

Qual è la sfida, per un pittore, di un formato così strano?

Il problema di un Cencio non è la grandezza ma quanto il fatto che è stretto e lungo. Lavorando a velature e a patinature, non potrò tenere il Drappellone in verticale, quindi dovrò lavorare in orizzontale, su un piano. Voglio fare tutti quei passaggi i pittori di una volta, come Bruno Marzi. Ad esempio farò il cartone esecutivo. Il mio desiderio è in primis quello di potermi godere appieno questo momento e poi perché, facendo così, mi rimarrà come ricordo qualcosa di concreto.

Da contradaiolo metterai alcuni richiami alla tua contrada, la Torre, anche se al momento non corre?

No, non ce li metterò. Sinceramente in altre situazioni che ho inserito simboli o numeri particolari le cose non sono andate come sarebbero dovute andare. Al massimo ci potrei mettere il nome della mia famiglia o dei miei figlioli, in modo che ci siano ma che non si vedano.

In città gira la voce che l’anno scorso saresti stato il vero vincitore del bando di concorso riservato ai pittori senesi. E’ vero o no?

Non è vero. L’anno scorso ha vinto il mio amico Francesco Mori. Tra l’altro il suo Drappellone è venuto poi nella mia contrada, quindi non potevo che essere contento. Diciamo che il mio bozzetto era piaciuto, come, del resto, erano piaciuti altri. Erano una novantina, quindi ce saranno stati tanti belli.

Emilio Mariotti