Due proiettili risalenti presumibilmente al 1555, sono stati rinvenuti lungo il tratto di mura nei pressi della risalita di San Francesco.
21 aprile 1555. Siena è sconfitta. La Repubblica è finita e con essa la libertà della città. La guerra è stata lunga e sanguinosa; l’assedio che tanto onore ha dato al popolo, vinto solo dalla fame, brucia come una ferita non rimarginabile.
Non si possono cancellare dalla memoria le cannonate rivolte contro le mura, la paura che i fiorentini, presto o tardi, avrebbero fatto il loro ingresso. Non desiderati. I cannoni puntati e i proiettili che l’artiglieria pesante nemica aveva vomitato contro le difese senesi, scalfendole senza riuscire a distruggerle. I morti, i feriti di una guerra inutile come ogni guerra.
Gli sforzi compiuti sono stati sovrumani da parte di tutti: non si rinuncia facilmente alla libertà. Eppure, il momento della resa è arrivato, ma senza umiliazione, senza che Siena perda la sua dignità. Persino le truppe francesi alleate provano pietà pensando alla strenua resistenza portata avanti invano.
Il loro condottiero Monluc nei suoi “Commentari” scriverà: “Benché i nostri soldati avessero sofferto fino all’estremo si dispiacevano moltissimo per la partenza e per non poter salvare la libertà di quel popolo; ed io ancor più di loro, che non potei vedere tutta quella miseria senza lagrime, compatendo immensamente quella gente che si era mostrata tanto amante della propria libertà”.
I segni di quelle ferite sono ancora lì oggi, dopo più di quattrocento anni. Fuori da quelle poderose mura, che stringono Siena in un forte abbraccio che non strangola, protettive. E lì sono le palle di cannone con cui si tentò di aprire una breccia per accedere al cuore della città. Invano, almeno dal lato di Porta Ovile. Due di queste sono state ritrovate dall’associazione “Le Mura”.
Ancora non si sa se siano esattamente il prodotto di quelle cannonate, anche se è abbastanza verosimile, dal momento che nel gennaio del 1555 ventisette cannoni furono posti a Ravacciano e gettarono in un unico giorno duecentosessanta colpi contro le mura che, tuttavia, resistettero. Inoltre, due proiettili di tipologia analoga erano stati ritrovati presso la Rocca di Crevole, a Murlo, per cui la tesi secondo cui risalirebbero al terribile assedio si rafforza.
Due palle di cannone in ferro, del peso, rispettivamente, di quaranta e trenta libbre, ossia quattordici e undici chili verranno analizzate e restaurate dal laboratorio di restauro del Santa Maria della Scala e, ha precisato il sovrintendente all’archeologia di Siena, Anna Di Bene, “La conoscenza del sito potrà dare informazioni scientificamente più corrette”, che aiuteranno a datare con maggiore precisione i reperti e a comprendere meglio la fase storica in cui si inseriscono.
Il rinvenimento è stato del tutto casuale: durante una passeggiata per la pianificazione della pulizia del tratto di mura vicino alla risalita di San Francesco, alcuni membri dell’associazione “Le Mura” si sono imbattuti, con incredulità, in qualcosa di somigliante a una pietra. Così non era: scavando si è scoperto che si tratta di un ritrovamento importante per la storia senese.
Il Sindaco Bruno Valentini, durante la conferenza stampa, ha detto: “Siena è uno scrigno che nasconde reperti e gioielli di varie epoche”. Un pezzo di storia, dunque, si arricchisce di particolari e viene alla luce piano piano, mostrando un periodo ancora chiaramente scolpito nella mente degli indomiti senesi.
Valeria Faccarello