Vicolo degli Orbachi: una strada degli alberi

Il vicolo degli Orbachi prende nome dalle priante d’alloro e dal frutto che producono, l’orbacca, che crescevano numerose negli orti e lungo le balze d’Ovile.

Nello stradario del 1789 il vicolo degli Orbachi era ancora diviso in due tratti distinti: via degli Orbachi di Sotto, che scendeva nel borgo di Ovile, e via degli Orbachi di Sopra, detta anche chiasso Buio. Quest’ultimo tratto, ritenuto malfamato e pericoloso, si staccava dal primo e proseguiva dietro gli edifici di via dei Rossi per ricongiungersi all’attuale via dell’Abbadia, sul poggio di San Donato, costeggiando l’Abbadia di San Michele.

Già nel 1309 il Comune di Siena fa trasparire, dalle disposizioni del suo Costituto, la preoccupazione “per la oscurità d’essa via” a causa della quale “più male fattori aguaiti posero per offensione de li altri huomini”. Anche per questo motivo, nel corso del XIV secolo, vengono deliberati lavori di ampliamento e di mattonatura per il vicolo Buio degli Orbachi nel tentativo di renderlo meno pericoloso e più vivibile.

Solo in seguito, con la costruzione del convento dei Padri Carmelitani Scalzi dell’Abbadia, il tratto più sconsigliabile del vicolo rimase chiuso e senza sfondo, così come si vede oggi. Il nome Orbachi compare nelle fonti scritte solo negli anni Settanta del Trecento ed ha origine dalle piante di alloro (“laurus nobilis” chiamato anche orbaco dal nome del frutto che produce: l’orbacca o bacca d’oro) che crescevano numerose negli orti e lungo le balze di Ovile sulle quali il vicolo si affaccia. Lo stradario del 1789, peraltro, denomina vicolo dell’Alloro il breve tratto di strada che dalla fonte di San Francesco giunge fino a via del Comune. Due curiosità: nel medioevo, negli Orbachi, c’era la casa del boia e nel Seicento vi si trovava un famoso postribolo inviso dagli abitanti “per bene” della strada.

Maura Martellucci

Roberto Cresti