Gli agricoltori senesi a Roma per difendere il grano

Il direttore di Coldiretti Siena: «Dobbiamo difendere un’eccellenza del nostro territorio».

Un centinaio di agricoltori senesi ha partecipato stamani al blitz nella Capitale per difendere il grano italiano. Il frumento sta affrontando una crisi senza precedenti con quotazioni più basse di trent’anni fa che rischiano di fare strage delle centinaia di migliaia di aziende agricole impegnate nella coltivazione più estesa sul territorio nazionale.

Il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo ha chiamato a raccolta per la “guerra del grano” gli agricoltori davanti al Ministero delle Politiche Agricole in via Venti Settembre XX, dove è stato convocato dal ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina il tavolo di crisi nazionale con i rappresentanti delle Regioni e della filiera, dai campi all’industria fino alla distribuzione. Sono stati appesi striscioni “No grano no pasta”, “Stop alle speculazioni”, “Chi attacca il Made in Italy attacca l’Italia” e “Il giusto pane quotidiano” ma c’era anche una curiosa bilancia con 15 chili di grano ed uno di pane; così tanto grano infatti deve essere venduto dagli agricoltori per comprarsi un chilo di pane. Sono stati anche preparati sacchetti di grano da 5 chili che equivalgono al valore di un euro con i quali gli agricoltori hanno annunciato di voler fare la spesa nei locali circostanti.

IMG-20160720-WA0000Con l’avvio della mobilitazione si vuole combattere una situazione insostenibile provocata dall’aumento delle importazioni soprattutto da Paesi extracomunitari mentre i raccolti nazionali vengono lasciati nei magazzini per effetto di manovre speculative che provocano la desertificazione di milioni di ettari di terreno e mettono a rischio il futuro della filiera dei prodotti più rappresentativi del Made in Italy nel mondo come la pasta e il pane.

Le importazioni in Italia sono praticamente quadruplicate (+315%) dall’Ucraina che è diventato nel 2016 il terzo fornitore di grano tenero per la produzione di pane mentre per il grano duro da pasta il primato spetta al Canada che ha aumentato del 4% le spedizioni. E’ quanto emerge dal dossier presentato dalla Coldiretti nel corso del blitz. Complessivamente le importazioni di grano duro e tenero in Italia – sottolinea la Coldiretti – sono aumentate del 14% nel primo trimestre del 2016 rispetto all’anno precedente ma la dipendenza dall’estero determinata dall’insufficiente remunerazione della produzione nazionale potrebbe ulteriormente aggravarsi.

Il direttore di Coldiretti Siena Simone Solfanelli, che ha guidato la delegazione senese nella Capitale, commenta così la giornata: «Ben volentieri abbiamo partecipato a questa mobilitazione con un centinaio di agricoltori, perché dobbiamo difendere un prodotto tipico, un’eccellenza del nostro territorio e il reddito delle aziende che lo producono. Queste ultime, al momento, sono in una fortissima crisi».

IMG-20160720-WA0001«Per effetto di strane “manovre” sul mercato internazionale le quotazioni dei cereali sono letteralmente crollate (-35% per il grano duro e -20% per il grano tenero) e hanno raggiunto un livello molto al di sotto dei costi di produzione. La situazione è tale che, se non ci saranno interventi per eliminare le storture del mercato, molti agricoltori, nel prossimo autunno, sceglieranno di non seminare il grano e di lasciare i terreni incolti». E’ quanto afferma Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana, nel commentare la situazione, lanciando un grido di allarme «Chissà se nel 2017 avremo ancora i panorami della Val d’Orcia e della Maremma con le caratteristiche distese di campi di grano?»

In Toscana mediamente vengono coltivati circa 110.000 ettari di terreno a grano; sono oltre 90.000 gli ettari seminati a grano duro e circa 20.000 quelli in cui si coltiva il grano tenero. La produzione del grano duro si concentra nella province di Siena, Grosseto e Pisa, mentre ad Arezzo va il primato per il grano tenero, coltivato soprattutto in Val di Chiana. Sono circa 15.000 le imprese agricole toscane che coltivano grano; di queste 3.000 seminano ogni anno più di 10 ettari di cereali.