Diffuso lo scorso 30 giugno, il Sustainable Development Report 2020 (SDR), realizzato dal Sustainable Development Solutions Network (SDSN) guidato da Jeffrey Sachs in collaborazione con la Fondazione Bertelsmann, analizza lo stato di avanzamento dei vari Paesi (193) verso l’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) dell’Agenda 2030 Onu.
A partire dal suo lancio nel 2016, il Sustainable Development Report fornisce annualmente dati aggiornati per monitorare e classificare il livello di realizzazione degli SDGs da parte degli Stati Membri delle Nazioni Unite. La novità di questa edizione consiste in un approfondimento sui probabili impatti a breve termine della pandemia sul raggiungimento degli SDGs, descrivendo come gli stessi possano favorire il processo di risanamento successivo all’emergenza e il recupero economico a livello globale.
In particolare, il rapporto evidenzia come la crisi pandemica abbia portato alla luce profonde carenze nei sistemi di salute pubblica, inclusi quelli dei Paesi più ricchi che si consideravano preparati ad affrontare tali emergenze. Mediante un nuovo indice che misura l’efficacia della risposta al Covid-19 di 33 Paesi dell’Ocse, comprensivo di parametri sanitari ed economici, è possibile rilevare che alcuni Paesi, provenienti dalla regione Asia-Pacifico, sono riusciti più efficacemente rispetto ad altri a contenere il Covid-19 e a minimizzare i danni causati alle proprie economie.
Nel complesso, la Corea del Sud è in testa alla classifica – seguita dai Paesi baltici e dai Paesi della regione Asia-Pacifico. Al contrario, i Paesi dell’Europa Occidentale e gli Stati Uniti hanno avuto meno successo nel ridurre gli effetti sanitari ed economici della pandemia.
Dal rapporto emerge che tra il 2015 e il 2019, sebbene il progresso vari da un Obiettivo ad un altro e tra Stati e regioni diverse, tutti i governi hanno compiuto considerevoli passi in avanti nel raggiungimento degli SDGs
Come negli anni precedenti, i primi posti vanno a tre Paesi nordici: Svezia, Danimarca, Finlandia. Nonostante il trend sia positivo, è tuttavia evidente che ancora nessuno dei Paesi sia realmente vicino alla realizzazione dei 17 obiettivi.
L’Italia conferma la posizione dello scorso anno, classificandosi al 30simo posto del SDG Index 2020, dietro altri Paesi dell’OCSE, oltre quelli nordici, la Francia, la Germania e la Spagna. La situazione del nostro Paese dunque non evidenzia variazioni significative rispetto allo scorso anno, con un sostanziale andamento positivo verso il raggiungimento degli SDGs. Qualche miglioramento rispetto all’anno precedente si registra in merito ai trend di consumo e produzioni responsabili Goal 12 (“Consumo e produzioni responsabili”), mentre il Goal 3 (“Salute e Benessere”) indica un peggioramento delle condizioni di salute e benessere. Riguardo al Goal 15 (“Vita sulla terra”), nonostante la prestazione sia inferiore rispetto allo scorso anno, si nota un trend positivo relativamente alla protezione dell’ecosistema e ad una maggiore attenzione verso la protezione della biodiversità.
Situazioni critiche in cui perdurano i maggiori ritardi si verificano per il Goal 9 (“Imprese, innovazioni e infrastrutture) ad indicare un livello ancora inadeguato di investimenti e azioni di promozione delle innovazioni industriali e delle infrastrutture, per il Goal 14 (“Vita sott’acqua”) che denuncia la perdita progressiva di biodiversità in riferimento alle acque marine (scarsa qualità dell’acqua, pratiche di pesca non sostenibili, pesca illegale), per il Goal 13 – (“Lotta contro il cambiamento climatico”) dove persistono le maggiori sfide legate alle azioni per mitigare il climate change. Riguardo al Goal 1 (Lotta alla povertà) e al Goal 2 (Fame zero), l’Italia non mostra variazioni sostanziali rispetto al 2018 confermando un quadro negativo che vede un aumento della popolazione a rischio povertà, un incremento dell’obesità e di stili di alimentazione non salutari a sfavore della dieta mediterranea.
A livello mondiale, il rapporto mette in luce l’importanza di attuare urgentemente gli obiettivi di sviluppo sostenibile; attraverso le sei trasformazioni (che riguardano istruzione, genere e disuguaglianza; salute, benessere e demografia; decarbonizzazione energetica e industria sostenibile; cibo, terra, acqua e oceani sostenibili; città e comunità sostenibili; rivoluzione digitale per lo sviluppo sostenibile) è possibile promuovere ed orientare strategie nazionali ed internazionali ed azioni di cooperazione verso l’attuazione degli SDGs.
Di fronte alla crisi globale causata da Covid 19, a 10 anni dalla realizzazione dell’Agenda 2030, il report sottolinea il ruolo strategico della cooperazione internazionale e delle partnership, Goal n. 17 (Partnership per gli obiettivi), fondamentali per accelerare l’individuazione di soluzioni rapide per una ripresa di lungo termine dagli effetti della pandemia.
A tal proposito, il rapporto identifica cinque provvedimenti chiave che dovrebbero guidare la cooperazione internazionale e il dialogo fra le Nazioni:
1) Individuare e diffondere rapidamente le migliori pratiche
2) Rafforzare i meccanismi di finanziamento per i Paesi in via di sviluppo
3) Indirizzare l’attenzione verso le aree a scarso approvvigionamento alimentare
4) Garantire protezione sociale
5) Promuovere la ricerca e la diffusione di nuovi farmaci e vaccini
Angelo Riccaboni, Chair del Mediterranean Sustainable Development Solutions Network (SDSN Med) e Presidente del Santa Chiara Lab dell’Università di Siena: “Il monitoraggio annuale è fondamentale per definire strategie di trasformazione utili ad attuare l’Agenda 2030. Come SDSN Med stiamo elaborando l’edizione 2020 del report sullo stato di avanzamento verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile nel Mediterraneo. SDSN Med sta supportando, in particolare, grazie alle partnership tra centri di ricerca dei vari Paesi, processi di trasformazione basati sull’innovazione tecnologica, sociale e organizzativa. Solo con l’innovazione, infatti, potremo rispondere alle sfide che abbiamo davanti per un futuro prospero del Mediterraneo”.
Sabina Ratti, Chair del Sustainable Development Solutions Network italiano (SDSN Italia) e Senior Advisor in ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile): “Anche nel nostro Paese, l’Agenda 2030 indica la direzione per rispondere efficacemente alla crisi determinata dalla pandemia e per stimolare la resilienza trasformativa del sistema socioeconomico, avendo come riferimento i suoi principi di equità, inclusione, rispetto degli ecosistemi e collaborazione globale. Sarà fondamentale portare l’analisi, partendo dallo sguardo internazionale del Rapporto SDSN, alle comunità, alle città, alle Regioni per tenere conto delle specificità territoriali e per attivare la collaborazione di tutti gli attori istituzionali, accademici, sociali ed economici”.
UN SDSN Mediterranean è il network del Sustainable Development Solutions Network (SDSN) per l’area del Mediterraneo, ospitato dal Santa Chiara Lab dell’Università di Siena. UN SDSN Italia è il network nazionale per lo sviluppo sostenibile di UN SDSN, ospitato dalla Fondazione Eni Enrico Mattei e dal Santa Chiara Lab dell’Università di Siena.
Obiettivo principale di entrambi i network è quello di aumentare la conoscenza e la consapevolezza dell’Agenda 2030, promuovendo l’interazione tra istituzioni accademiche, imprese, centri di ricerca, organizzazioni e associazioni per disseminare conoscenza ed innovazione nell’ambito dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. I network, in stretta collaborazione tra di loro e con altre istituzioni tra cui l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASvis), operano principalmente nell’area dell’educazione, dell’innovazione e della formazione con la finalità di sviluppare competenze professionali nel settore della sostenibilità.