Giovedì 9 luglio, l’Accademia del Fisiocritici aprirà eccezionalmente le sue porte per vivere una giornata dal titolo “AAA – Accademia App Archeologia”. L’occasione è offerta dalla presentazione alla cittadinanza, alle 17.30, di “App per museo: il museo in tasca” , applicazione gratuita voluta dalla Fondazione Musei Senesi, di cui l’Accademia fa parte. Le collezioni museali dei centri affiliati alla Fondazione saranno apprezzabili in una modalità nuova, grazie a contenuti di approfondimento (gallerie di immagini, illustrazioni, video, realtà aumentata) disponibili in italiano, inglese, cinese e lingua dei segni, scaricabili direttamente sul proprio cellulare. Alle 19 è previsto invece un incontro con l’etruscologa Lea Cimino dal tema “Accademia e Archeologia nella storia dei Fisiocritici” che prevede con visita guidata alla collezione di urne cinerarie etrusche e romane di proprietà dell’Accademia, oggi collocate in un ipogeo del seminterrato.
Dalle 15 alle 20 l’Accademia sarà eccezionalmente aperta ai visitatori, che non potranno non rimanerne affascinati.
Il museo di Storia naturale – uno dei più antichi d’Europa – è già di per sé un luogo che trasuda antichità e dà ad ogni visitatore l’idea di vivere in pieno Ottocento, quando Galileo aveva appena rivoluzionato il mondo delle scienze e la ricerca era diventata sperimentazione.
L’Accademia dei Fisiocritici è l’istituzione che dal 1691 ha come obiettivo quello di potenziare e divulgare la cultura scientifica, avvicinandola al grande pubblico; tutt’oggi prosegue questi obiettivi, gli stessi del suo fondatore, Pirro Maria Gabbrielli primo fra i “fisiocratici”, parola che letteralmente significa “ricercatori della natura”. I tesori custoditi dall’Accademia hanno un valore inestimabile dal punto di vista culturale, prima ancora che economico. Sono beni storici destinati alla comunità, scientifica e cittadina, ed è verso quest’ultima che l’Accademia ha voluto aprirsi dalla fine degli anni Novanta, permettendole di apprezzare, in maniera assolutamente gratuita, tutto ciò che essa ha custodito in questi 325 anni.
Varcato il portone della Piazzetta Silvio Gigli si accede al Museo e si rimane ammaliati dal chiostro storico, che accoglie lo scheletro di un’enorme balena che sembra fluttuare nell’aria come fosse in un acquario. Lungo tutti i muri ci sono vetrine espositive ottocentesche che accolgono fossili di creature marine e terrestri, alcune delle quali hanno abitato la bassa toscana in epoche antichissime, mentre altre sono arrivate qui grazie alle correnti marine, che hanno trasportato le loro ossa. Si scopre quindi che lungo via di Città (a Siena) sono stati rinvenuti i resti di una balena, in Val di Chiana i resti di un elefante, mente nella zona di Chiusi e Massa Marittima era possibile imbattersi in alcuni ippopotami. Tutte creature per certi versi diverse da quelle cui siamo abituati oggi. Ma i fossili non sono solo testimonianza dell’esistenza di animali imponenti: il Museo custodisce anche una collezione di microfossili, curata nella seconda metà del Settecento da Amburgo Soldani. Quelli che ad un occhio inesperto possono sembrare granelli di sabbia o i frammenti di roccia si rivelano come preziosi resti di piccoli esseri, che solo uno studioso esperto come lo era stato Soldani poteva riconoscere e cedere all’Accademia, a beneficio di tutti. Attraversando le stanze dell’Accademia, ci si imbatte in una collezione curiosa, che testimonia ulteriormente il rapporto che legava – e lega – i fisiocratici al bene della cittadinanza: quella di funghi in terracotta voluta da Francesco Valenti Serini, medico, che la realizzò personalmente per esporla all’interno del cortile di Palazzo Pubblico. L’obiettivo era quello di poter aiutare i contadini a differenziare le varietà commestibili da quelle velenose e spesso mortali. Nelle teche del piano terra sono anche contenuti numerosi minerali e terre bolari variopinte, da cui si estraevano pigmenti colorati dopo lunghe fasi di lavorazione.
Dopo la sessione geologica si passa a quella zoologica e l’impatto visivo è indescrivibile: decine e decine di animali imbalsamati di ogni specie, alcune delle quali oggi estinte, convivono pacificamente nelle apposite teche e sembra che siano loro, attraverso quelli occhio di vetro colorato, a scrutare il visitatore. Dagli uccelli signori del cielo, con i loro piumaggi multicolore, ai pesci dalle forme più insolite, passando dai mammiferi più conosciuti – leoni, scimmie- a quelli più singolari come l’ornitorinco, fino ad arrivare alle tenie (vermi parassiti), conservate accuratamente sotto alcol. Senza dimenticare ovviamente gli insetti.
Si arriva così alla sezione che ha come oggetto di studio l’uomo. Grande è stato l’apporto in ambito anatomico di Paolo Mascagni, medico e docente, al quale si devono le tavole anatomiche incise e colorate a grandezza naturale del corpo umano. Le tavole sono perfette, disegnate con un’accuratezza che non ha nulla da invidiare a sistemi di stampa più moderni. I pezzi di questa sezione che colpiscono maggiormente sono quelli della collezione di organi ed embrioni umani pietrificati da Francesco Spirito nel primo Novecento; davanti al feto di tre mesi, non si può fare a meno di pensare a lui – o lei -, al perchè abbia passato la sua “esistenza” rinchiuso nella teca di un museo invece che giocare spensieratamente. Si tratta chiaramente di domande che rimarrano senza risposta, e non sono le uniche. La natura infatti può giocare degli scherzi sinistri alle creature viventi, che possono tradursi in mostruosità come l’agnello a due teste, imbalsamato. Chiedersi “perché sia nato così” è immediato.
Il Museo di Storia Naturale dell’Accademia dei Fisiocritici ospita anche nei suoi ambienti una Biblioteca e di un Archivio Storico, consultabili da chiunque lo voglia, per motivi di studio o semplice curiosità personale. Inserire in un articolo tutti i tesori che questa storica istituzione custodisce da centinaia di anni è impossibile, perché non si tratta solamente di oggetti materiali: quando, terminata la visita, si esce dal portone e si ritorna alla quotidianità, si ha la sensazione di conoscere tutto ciò che ci circonda con una chiave di lettura nuova, perché l’Accademia consente di conoscere una parte della storia dell’uomo che fino ad allora i visitatori avevano avuto modo di conoscere solo attraverso i libri di scuola.
L’esperienza diretta è tutta un’altra cosa ed è una visita che vale la pena: non un museo qualunque ma le meraviglie della natura fissate dall’uomo.