BMps: se si condivide il rischio e si personalizza l’utile

Alle fine ci siamo arrivati. Il fatto di averlo pronosticato diversi anni fa, già con il primo aumento in BMps da parte della fondazione, non mi consola. Anzi aumenta la mia rabbia perché, come c’ero arrivato io, presumo che ci fossero arrivati anche altri, visto che in questo mondo, e in questa realtà sono tutti dei professori…

Resta da capire, in tutto questo caos, qualche spunto di carattere meramente politico e sociale e, soprattutto, resta da comprendere come i soliti furbi siano rimasti furbi e il solito “popolo” sia rimasto, come di regola, ignorante e ciuco.

Mi spiego meglio e lo faccio con numeri e concetti elementari.

Una banca è praticamente fallita e, personalmente, non capisco come da questa disfatta ci siano dei sicuri perdenti (che hanno pagato, pagano e pagheranno) e dei vincitori effettivi (perché, pur avendo contribuito a provocare il disastro non pagano).

Chi ha vinto?

L’ex dg, per esempio, che se n’è andato con 11 milioni di euro in saccoccia dopo una gestione fallimentare, nebulosa e distorta: ma poco importa. Adesso è stato dimenticato e si è accasato, con un nuovo ingaggio faraonico, in un altro istituto di credito.

La Consob che ha approvato i prospetti delle obbligazioni 08-18 che, secondo quanto sentenziato, “avrebbero quotato tendenzialmente a 100” (oggi siamo ampiamente sotto 60) e che si è lavata le mani da tutto.

La Banca d’Italia che avalla tranquillamente l’acquisto “intra fine fatta” di Antonveneta senza una due diligence e ad una cifra talmente alta per la banca senese che anche sulle lastre, il profano-cittadino senese, denunciava l’operazione come azzardata, salvo poi sfilarsi da ogni responsabilità.

Una parte del management della banca che, in periodo di vacche grasse, ha pensato più a fare incetta di prebende e mazzette (la banda del 5% di Baldassariana memoria ne è solo la punta dell’iceberg) che a programmare il futuro dell’istituto di credito.

Per contro c’è chi ha perso.

Hanno perso moltissimi dipendenti, che si sono visti sfilare soldi e dignità da gestioni scellerate e, nonostante tutto, si recano al lavoro ogni mattina per fare coscienziosamente il loro dovere.

Ha perso chi (e sono stati molti) ha avuto fiducia in un sistema che di fronte sorrideva e tranquillizzava ma dietro mirava solo a ingannare, minare i risparmi e a fare incetta di commissioni e danari.

Ha perso, in estrema sintesi, tutto un popolo: che si trova a pagare e far fronte ad errori altrui.

Perché adesso viviamo in un sistema dove si socializzano le perdite e si individualizzano i profitti.

Viva l’Italia.

Luigi Borri