I culti dei Santi e delle loro reliquie nel Medioevo, piuttosto che fanatismo, dimostrano un sentire devozionale e simbolico diverso dal nostro. La cospicua presenza a Siena di un patrimonio così importante di reliquie, spesso conservate in veri e propri capolavori di oreficeria, costituisce un vero e proprio patrimonio culturale e spirituale per la Città e la Chiesa di Siena. Esse testimoniano una stagione di grande respiro europeo, di scambi culturali ai massimi livelli, un ponte tra Oriente e Occidente che ha reso possibile una stagione luminosa da ogni punto di vista, molto più di quello che noi pensiamo, giudicando impropriamente con le categorie del nostro tempo. L’antico Spedale di Santa Maria della Scala possiede un pregiato gruppo di reliquie contenute in artistiche teche realizzate in metalli e legni preziosi, sovente decorate con smalti e pietre. In particolare le più antiche e importanti provengono dalla città imperiale di Costantinopoli, acquisite nel 1359 dal S. Maria della Scala. La dotazione aumentò certamente il prestigio dello Spedale che, accostandosi sempre più all’Istituzione comunale, si imponeva come potente realtà sociale, culturale ed economica nel panorama della Siena del ‘300.
Dal punto di vista storico e artistico, il tesoro del Santa Maria della Scala, è impreziosito anche da un evangeliario (libro liturgico contenente i testi dei quattro vangeli in greco), sempre di provenienza bizantina, riccamente contenuto in una copertina decorata con metalli e smalti preziosi. Di rara bellezza anche i manufatti di oreficeria senese che testimoniano una scuola tra le più significative in Italia fra il XIII e il XIV secolo. Il cospicuo patrimonio di insigni reliquie a Siena comprende anche ovviamente quelle della Cattedrale e di altre grandi basiliche e antichi monasteri, con altrettanta preziosità di manifatture artistiche nelle quali sono contenute. Basti pensare al reliquiario della Testa di S. Galgano o a quello del Braccio di S. Giovanni conservati nel Museo dell’Opera della Metropolitana.
Oggi, oltre il valore artistico e culturale, nel XXI secolo, il significato di questo patrimonio è di farci riscoprire il valore della civiltà del simbolo, anche nel contesto religioso. E’ evidente che l’attaccamento dei fedeli andava oltre il valore in sé, o il problema dell’autenticità storica dell’oggetto. Era la potenza evocativa del simbolo che rendeva questi miseri resti umani o meno, oggetto di devozione, per quello che rappresentavano più che per quello che erano, ossia la meta di un cammino da raggiungere, che per l’”homo viator” medievale era l’ideale alto della perfezione cristiana.
Il nuovo allestimento del Tesoro del Santa Maria della Scala all’interno della Sagrestia Vecchia, che ricontestualizza, all’interno dell’ambiente che più a lungo li ha ospitati, il reliquiari, le reliquie e l’Arliquiera, dipinta dal Vecchietta, fino ad oggi conservata alla Pinacoteca Nazionale di Siena delle cui collezioni fa parte, è stato inaugurato nei giorni scorsi e si potrà visitare sempre nel suo luogo originario.
Nato dalla collaborazione fra il Comune di Siena, il Polo Museale della Toscana e Opera-Civita, il progetto è volto a recuperare il rapporto storico, politico e religioso che lega l’intervento del Vecchietta al trasferimento in questa sede, attorno alla metà del Quattrocento, dei cimeli, valorizzando, attraverso il nuovo sistema di illuminazione, anche gli affreschi, restituendoli alla loro pienezza cromatica.
Come afferma il Direttore del Polo Museale della Toscana, Stefano Casciu, “il trasferimento dell’Arliquiera del Vecchietta dalla Pinacoteca Nazionale al Santa Maria della Scala si inserisce in un programma di collaborazione, impostato con l’Accordo di valorizzazione sul sistema dei musei senesi siglato nel giugno 2017 tra Ministero BACT e Comune di Siena, volto a rafforzare e a promuovere i rapporti tra le nostre istituzioni, per coinvolgere ed informare sempre più il pubblico e i visitatori di Siena sulla ricchezza e la stretta interconnessione dei musei della città”.
“Il ritorno del Tesoro nella Sagrestia Vecchia rappresenta un passaggio di estrema rilevanza per le politiche culturali di Siena – spiega il Sindaco Bruno Valentini – poiché traduce in realtà l’auspicio dei tanti, uno fra tutti Omar Calabrese, che negli scorsi decenni sollevavano l’opportunità filologica di collocare il capolavoro del Vecchietta nel suo ambiente naturale. Questo è uno dei frutti dell’accordo che abbiamo siglato l’anno scorso con il MIBACT, nonché un’ulteriore conferma della capacità del Santa Maria della Scala di valorizzare il proprio patrimonio storico-artistico e di stabilire finalmente una forte connessione con la Pinacoteca Nazionale”.
Lorenzo di Pietro, detto il Vecchietta, impegnato fino ad allora nella realizzazione della Storia di Sorore per il Pellegrinaio, fu chiamato a dipingere le pareti e le volte dell’ambiente e il prezioso armadio ligneo destinato a contenere le reliquie.
Queste ultime erano state acquistate a Venezia il 28 maggio 1359 dal mercante Pietro di Giunta Torregiani che ne era venuto in possesso due anni prima circa a Costantinopoli: l’atto, documentato dall’originale rinvenuto nell’Ospedale e dalle copie secentesche, fu stipulato sotto forma di donazione per non incorrere nell’accusa di simonia.
Del lotto, così come risulta dall’elenco del documento originale di donazione, facevano parte reliquie inerenti alla Passione, alla vera Croce e alla Vergine, oltre a numerosi altri santi. Ad esse, citato come primo oggetto nell’elenco dell’atto di donazione, si aggiungeva l’Evangeliario, dalla preziosa copertina in oro, smalti e pietre dure.
Proprio per celebrare l’arrivo delle preziose reliquie sembra che il governo dei Dodici istituisse, fin dal 1360, la celebrazione del capodanno nel giorno della SS.Annunziata, il 25 marzo, e ordinasse la realizzazione di un pulpito per la loro esposizione su piazza Duomo alla venerazione cittadina.
Le reliquie, in origine custodite nella cappella del Manto, spazio preesistente e appositamente modificato dalla precedente destinazione, erano chiuse in cassoni a doppia serratura.
A metà Quattrocento è documentato il loro trasferimento nella Sagrestia Vecchia. Qui, per volontà del rettore Giovanni Buzzichelli, Lorenzo di Pietro lavorò alla decorazione delle pareti con il complesso ciclo iconografico incentrato sull’illustrazione degli Articoli del Credo, ma dipinse anche l’Arliquiera, armadio destinato a conservare i preziosi cimeli, decorato all’interno con otto Storie della Passione di Cristo e all’esterno con dodici Santi e beati senesi.
Grazie all’Accordo di valorizzazione siglato fra il Comune di Siena e il Mibact, lo straordinario manufatto viene ricollocato all’interno dell’ambiente per il quale era stato realizzato e dal quale dialogava con il ciclo pittorico che aveva nella figura centrale del Cristo nel soffitto il punto di sintesi e unione.
Il Tesoro di Siena nella Sagrestia Vecchia
Le reliquie del Santa Maria della Scala, tra Oriente e Occidente
Siena, Santa Maria della Scala
Dal 18 aprile 2018
Orari
dal 15 marzo al 15 ottobre:
lunedì, martedì, mercoledì, venerdì, sabato, domenica: ore 10.00 –19.00
giovedì: ore 10.00 – 22.00
dal 16 ottobre al 14 marzo (eccetto periodo 23/12 – 6/1):
lunedì, mercoledì, venerdì: ore 10.00 – 17.00
giovedì: ore 10.00 – 20.00
sabato e domenica: 10.00 – 19.00
martedì: chiuso
dal 23 dicembre al 6 gennaio:
lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, sabato, domenica:
ore 10.00 – 19.00
venerdì: ore 10.00 – 22.00
Natale chiuso
Prezzi
Intero € 9,00
Ridotto € 7,00
Call center: 0577 286300
attivo dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 17.00
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