La notte stellata

In una notte stellata, l’amore trionfa nella bellezza del cielo e nel volto illuminato di chi si ama.

Chi alza gli occhi al cielo?
Se cammini per strada e cerchi per un secondo di scrutare i passanti potrai notare il loro sguardo perso e basso su uno schermo che gli illumina il viso rendendolo freddo, trasparente, senza calore.
E tu? Hai mai visto un viso illuminato dalla luce della luna?
Io sì, ed era bellissimo.
Probabilmente adesso penserai che fosse grazie al soggetto e, in effetti, non posso darti torto perché lui era bellissimo, ma era diverso sotto quella luce.

luna
I lineamenti dritti e spigolosi acquisirono una certa rotondità e dolcezza a causa delle ombre, gli occhi erano totalmente persi tra le stelle e il contatto con esse veniva intralciato dal battito delle ciglia stranamente più lunghe, che facevano ombra sugli zigomi che nell’angolo nascondevano una piccola fossetta perché si, in quel momento stava sorridendo al cielo, alle stelle, alla luna e quelle labbra, appena schiuse come se volesse dire qualcosa ma avesse paura di interrompere quel magico momento, fremevano leggermente sotto il peso di un sospiro udibile in quel silenzio che era tutto tranne che imbarazzante; il labbro inferiore che era leggermente screpolato veniva rapito da quello superiore in cerca di salivazione, come se osservare il cielo gli stesse togliendo il respiro.
E lui era bello, imperfetto da togliere il fiato mentre la luna lo rendeva più irraggiungibile di quanto già non lo fosse prima, con i capelli scompigliati dal vento e gli occhiali da vista che sembravano dargli fastidio ma che non accennava a togliere perché, come prima, sembrava avesse paura di interrompere quell’istante.
Chissà se si sentiva osservato, chissà se gli dava fastidio o se avesse almeno lontanamente notato il mio sguardo incantato sulla sua figura.
Poteva esser scambiato per un sogno, sapete?


Se non fosse stato per il freddo di quella sera, la sensazione che il cuore volesse scappare dal petto e che la sua presenza fosse così tangibile, lo avrebbe considerato un sogno perché lui era semplicemente lì, al mio fianco e sorrideva al cielo.
A cosa pensava?
A chi pensava?
Desideravo essere una di quelle stelle per esser guardata così intensamente.
Come se fosse innamorato.
Come se non potesse far a meno di guardarle per stare bene.
“ Guarda.” Mi sussurrò all’improvviso con la sua solita dolcezza e anche se non si era mosso di un millimetro, capì che voleva farmi concentrare sulle stelle e non più su di lui.
Lo assecondai di buon grado, ruotando il capo in avanti e poi su verso il cielo.
Sapete la cosa bella della luna? Non hai bisogno di distogliere lo sguardo dopo un secondo come per il sole, puoi osservarla, scrutarla, conoscerla e amarla anche se cambia faccia ogni mese, scaltra e bugiarda.
È sempre lì, che con la sua flebile luce permette alle stelle di brillare, di avere la loro possibilità di essere viste mentre splendono e solcano il cielo nero cadendo, poi, inesorabilmente nell’oblio.
“ Li vedi tutti quei colori?” Mi chiese e involontariamente girai lo sguardo su di lui attirata dalla sua voce.
“ L’oro, il blu, il bianco, il celeste, l’arancio, il rosso.” Elencò, mentre i suoi occhi vagavano per il cielo cercando quei colori e quando tornai con lo sguardo su di esso, vidi quell’esplosione di colori, come se le stelle fossero tutte esplose e con loro, la luna che illuminava il buio della notte così come il sole dava valore al giorno, ma si poteva guardare. . .

E amare.

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Era come guardarla bruciare, consumarsi e rinascere dalle sue ceneri ed era bellissima, mozzava il fiato e poi c’erano le stelle, no, non dimentichiamoci di quegli splendidi fuochi d’artificio quali erano quei meteoriti senza destinazione che sprigionavano i più bei colori esistenti al mondo e chissà, anche nell’universo.
Voltai lo sguardo verso di lui così come quando una bambina di cinque anni vede per la prima volta qualcosa e vuole dirlo a qualcuno e lui era già lì che mi stava osservando così come stava osservando le stelle.
Aveva smesso, lo aveva fatto per guardare me, ed io chi ero?

Cos’ero in confronto a un oblio di stelle?
Nessuno niente, un puntino giallo nel mondo buio, ma lui guardava me con quel sorriso sincero che metteva in evidenzia le fossette illuminate dalla luna che ancora era lì che bruciava sopra le nostre teste, ma nei miei occhi c’erano i suoi e nei suoi, piano piano, si poteva vedere il cielo rimpicciolirsi e comparire il mio viso ancora eccitato da quei fuochi d’artificio.

“ Lo so, è bellissimo.”

Sussurrò.

Carlotta Iannuzzi