La poesia di Jeeg Robot, l’antieroe

Già premio del Pubblico alla decima Festa del Cinema di Roma e adesso 7 David di Donatello tra cui Claudio Santamaria come migliore attore protagonista, ritorna nelle sale “Lo chiamavano Jeeg robot”, del regista Gabriele Mainetti classe 1976. Basterebbe soltanto Santamaria – Enzo, disagiato di borgata, rintronato e selvaggio, alimentato a yogurt e film porno, pieno di libido ma anche dotato della integrità morale migliore, come valido motivo per visionare questa opera stravagante e completamente fuori dagli schemi del cinema italiano.

Siamo a Roma, Tor Bella Monaca, parcheggi vuoti, campagne incolte, luna park dismessi ed Enzo, un ladruncolo qualsiasi, un signor nessuno, vi sbarca il lunario con piccoli furti. Un giorno, proprio mentre scappa dalla polizia, si tuffa nel Tevere e cade per errore in un barile pieno di materiale radioattivo. Ne uscirà completamente ricoperto e il giorno dopo si risveglierà dotato di forza e resistenza sovraumane, tanto da poter staccare un bancomat dal muro e portarselo a casa sotto braccio. Nel palazzone popolare dove abita, risiede anche Alessia – Ilenia Pastorelli, una “matta scocciata”, vittima di varie violenze, rimasta mentalmente nella sua purezza di bambina e convinta di vivere nel manga Jeeg Robot d’Acciaio. Si attacca ad Enzo e lo eleggerà a suo Hiroshi (anzi, Hirò in romanesco), l’eroe di Jeeg Robot: “Salvali, salvali tutti, tu che puoi diventare Jeeg”. Non manca ovviamente il cattivo di turno, il villain, lo “Zingaro” – Luca Marinelli, piccolo boss sopra le righe, esteticamente spaventoso, sanguinario, malato di immagine e vittima da social. E tra il signor nessuno e il “Jack de’ noantri” si consumano storie truculente, risse, droga, attentati dinamitardi, mattanze e guerre malavitose che dipingono una capitale in preda al caos da Romanzo Criminale. Storia quindi di supereroi di borgata, grotteschi e stravaganti che si danno battaglia per difendere il bene e il male e quando Enzo e lo Zingaro agiscono, nelle loro guerre, c’è sempre una disperazione, una tristezza malcelata per le loro condizioni umane.

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Lo chiamavano Jeeg Robot , con la struttura, le finalità e l’impianto tipici dei prodotti indipendenti statunitensi dei superhero movie, muovendosi neo realisticamente tra Tor Bella Monaca e lo stadio Olimpico, traduce in italiano la mitologia dell”’uomo qualunque” che, in seguito a un rocambolesco incidente, riceve i poteri da supereroe. Con un percorso che ci sembra di redenzione, Enzo matura la consapevolezza di un obbligo morale: il ladruncolo di borgata comincia a crederci e a ragionare in maniera “eroica”, sostituisce i dvd porno con quelli della serie animata, inizia a maturare un’altra consapevolezza, e assistendo alle sue storie, egli stesso si tramuta in personaggio. Tanti effetti speciali, d’obbligo per i film di questo genere, ma senza strafare; sceneggiatura (Menotti/ Guaglianone) semplice che sembra essere stata studiata per tutti quei bambini che appassionandosi ad un super eroe di un fumetto, sognano poi di diventarlo…

Mainetti fa anche un lavoro molto minuzioso di vera regia, ossia “narrazione per immagini”, limitando quindi le parole e scegliendo di lavorare di montaggio e fotografia; gioca tantissimo anche sul contrasto tra l’immaginario dei fumetti e la “bassezza” del dialetto romano – “Ti ha morso un ragno? Un pipistrello? Sei cascato da n’artro pianeta?”. E’ riuscito a creare un ‘opera portatrice di una visione di cinema d’intrattenimento priva di boria e snoberia intellettuale. Tratti troppo tipici di una parte del nostro cinema. E’ un film, questo, che nonostante la lunga durata, scorre molto. Simpatico, con battute gradevoli, è soprattutto un piccolo semplice film italiano, perché nel cinema, ogni tanto, contano anche le idee. E l’idea di Mainetti non era proprio agevole, in Italia…: trovare un connubio tra Romanzo criminale e il cinema dei Supereroi, collocando la sua opera tra il serio e il divertente, senza posizionarla “dall’alto” verso il pubblico e senza sacrificarla all’intrattenimento puro. Alla fine è riuscito a creare al contempo un’opera anche molto intima, atipica; un’opera che narra l’ umanità più profonda ma utilizzando il genere supeeroistico, e questo stupisce molto…
Un film anche commovente soprattutto nel finale quando Enzo osserva Roma dalla cima del Colosseo e, deciso a proteggerla, indossa la maschera di Jeeg Robot che Alessia gli aveva fatto a maglia. Un film che esalta lo spettatore, lo fa genuinamente ridere e ricco di contenuti che emergono e che si gustano a strati, come una dolce millefoglie…

Giada Infante

PROGRAMMAZIONE CINEMA SIENA

Lo chiamavano Jeeg Robot
METROPOLITAN
Piazza G. Matteotti Tel: 0577/226474
22:30

Il libro della giungla
METROPOLITAN
Piazza G. Matteotti Tel: 0577/226474
18:00

Il libro della giungla (3D)
METROPOLITAN
Piazza G. Matteotti Tel: 0577/226474
20:30

Le confessioni
ALESSANDRO VII
Piazza dell’Abbadia Tel: 0577/287177
20:20 22:30

The Dressmaker – Il diavolo è tornato
ODEON
via Banchi di Sopra 31 Tel: 0577/249828

18:00 20:15 22:30

Truman – Un vero amico è per sempre
NUOVO PENDOLA
Via S. Quirico Tel: 0577/43012
18:30 20:30 22:30