“Assurdo spendere soldi e trovarsi al canape in otto”, intervista a Renato Monaco detto Grinta

Palio 2 luglio 2012

Prosege il dibattito dopo l’articolo a firma di Roberto Barzanti sul Corriere di Siena in merito alla scelta del lotto dei dieci e la possibilità di affidare questo compito al Comune. In molti dicono che il Palio è cambiato moltissimo negli ultimi decenni, altri sostengono che invece tutto è uguale a sempre: il Bruschelli è come era Aceto. Le contrade si comportano nello stesso modo di allora e così anche i fantini. Ma cosa ne pensano i protagonisti di allora?

Grinta - Foto tratta da www.ilpalio.org

“Io credo che il Palio sia cambiato moltissimo – dice Renato Monaco detto Grinta – basta riguardare la corsa di luglio di quest’anno”.

Grinta ha corso a Siena 8 Palii, debuttando nella Selva il 2 luglio 1976 su Lamandina. La vittoria non è arrivata, anche per sfortuna, e dopo un Palio incolore il 7 settembre 1980 nel Drago con il forte Rmini ha deciso di smettere: “Di Siena ho solo bellissimi ricordi – spiega Monaco – per me il Palio era una malattia e vincere era il mio sogno. Purtroppo non ho avuto questa fortuna”.

Solo questione di fortuna?

“No, sicuramente ho fatto degli errori e mi ha anche tradito il mio carattere. A volte però il Palio l’ho perso per sfortuna. Il 4 luglio del 1979 ad esempio è stata una Carriera sfortunatissma. Ho fatto un bellissimo Palio su Flash Royal per i colori del Drago ma all’ultimo Casato il cavallo si è fatto male e mi ha superato la Civetta con Tremoto su Quebel. Li è stata davvero solo tanta sfortuna, quel Palio lo avevo quasi vinto. In altre occasioni ho sbagliato io, come ad esempio per il Palio Straordinario del 7 settembre 1980. Montavo sempre nel Drago e avevo Rimini. Ho sbagliato, mi sono fatto schifo da solo, non mi sono riconosciuto e ho deciso di smettere”.

Ed ha iniziato la carriera da allenatore. Come procede?

“Benissimo. Tanti proprietari dei cavalli che alleno sono senesi e mi fa molto piacere. Con Siena ho ancora un fortissimo legame, ho molti amici a Siena. Il Palio è la festa più bella al mondo, non esiste nulla di uguale. Sono a Firenze da quaranta anni ma questa città non mi ha dato neanche la decima parte di ciò che mi ha dato Siena”.

 

 

Tornando al Palio di oggi, quanto sono cambiate le cose da quando in Piazza corrono solo i mezzosangue?

“Sono cambiate molte cose. Credo però che Siena abbia fatto bene ad intraprendere questa strada. La corsa così è più equilibrata, la forza dei cavalli – anche se ovviamente poi ad ogni Palio c’è un cavallo più forte – è simile e tutte le contrade possono competere per la vittoria”.

Rimini - foto tratta da www.ilpalio.org

Non come ai tempi di Urbino e Panezio dunque?

“No, ai tempi di Urbino e Panezio era difficile che tutte le contrade potessero fare il Palio. Poteva capitare un purosangue forte e rivelarsi una sorpresa come ad esempio Orion e Marco Polo, ma se nella stalla arrivava un mezzosangue – come dite a Siena “brenn” – avevi davvero poche ma poche speranze. Anche oggi ci sono i fuoriclasse ma tanto non vengono scelti dai capitani”.

 

 

 

Intende immagino Istriceddu ad esempio. Perchè a suo avviso i capitani preferiscono rimandarlo in scuderia?

Istriceddu

“Perchè i capitani fanno le loro scelte strategiche. Scegliere Istriceddu sarebbe come darsi una sola possibilità su dieci di avere il meglio cavallo. Poi pensano anche alla monta, se una contrada ha o meno la rivale in Piazza, sono tutte strategie giuste di Palio. Strategie che portano a scartare i migliori per avere un lotto di dieci estremamente equilibrato. Però, dopo quello che è successo a lugli, credo che si dovrebbe riflettere un po’ di più sulle scelte. Fare il Palio in otto è impensabile”.

Che opinione si è fatto su quanto accaduto?

“Che un cavallo si fratturi la terza falange può anche succedere, ma che succeda a due cavalli nello stesso Palio, anzi per le prove, non ha senso. Mi sembra alquanto impossibile. E’ assurdo che vengano spesi molti soldi per l’addestramento e per le previsite e che poi Siena si ritrovi a vivere la sua Festa senza due Contrade. Qualcosa deve essere rivisto”.

Passiamo ai fantini, Bruschelli è come Aceto? O è cambiato qualcosa anche in questo?

“E’ abbastanza diverso, ma questo per merito e bravura di Trecciolino. Oggi Trecciolino sceglie il primo cavallo come Aceto sceglieva il primo cavallo ai suoi tempi. Sapevamo che dove andava Panezio andava Aceto e dove andava Urbino andava Aceto e che per vedere un altro cavallo e fantino vincere doveva succedere un miracolo. Bruschelli ovviamente – come Aceto – sceglie il cavallo che a suo avviso è più forte ma ha tanti, tanti altri fantini dalla sua parte. Aceto ne aveva uno o due. L’ultima Carriera è stata chiara: Bruschelli al primo posto e con una prateria di spazio al canape. Poi è anche fortunato, si è ritrovato ancora una volta il cognato di rincorsa! Quindi la differenza tra Aceto e Trecciolino è anche questa, Bruschelli ha più fantini dalla sua parte, è bravo anche nel gestire questo aspetto del Palio.

Però Palii come quelli di luglio ti deludono: il Palio è fatto anche di parate, nerbate, di “lotta” per arrivare primi al bandierino. Non si assiste più a tutto questo e la Festa ne risente”.

Trecciolino batterà il record di Aceto?

“Certamente, è ancora giovane forte e integro e ha tutto e tutti dalla sua parte. Ha una scuderia di fantini che lo segue. E sono fantini validissimi che sanno che ci sono momenti in cui bisogna aspettare e momenti invece in cui toccherà a loro vincere. Ripeto, non sono semplici gregari ma signori fantini”.

Elena Casi