Radicofani, restauro ultimato al duecentesco Palazzo Pretorio

Palazzo Pretorio Radicofani

Il duecentesco Palazzo Pretorio è tornato simbolicamente ai cittadini, dopo il miglioramento statico e il restauro. Per la rinnovata sede del Comune mancava solo la fondamentale sala consiliare, finita di sistemare alla fine dello scorso anno, anche se risulta, improvvisamente, troppo ampia. «Dopo le recenti riforme – ha affermato il sindaco Massimo Magrini – i dodici consiglieri più il sindaco saranno dimezzati, con la motivazione dei costi della politica. Ma se un consigliere prende 120 euro lordi all’anno! Qui, l’unico taglio è alla democrazia, al dibattito politico e alla rappresentanza”. Questa valutazione sta dietro l’inaugurazione della sala consiliare, dopo il rinvio di quella del 4 febbraio, in concomitanza con la patrona Sant’Agata, a causa della neve. Molti i cittadini presenti e diverse personalità, come l’assessore regionale Luca Ceccobao, l’assessore provinciale Marco Macchietti, il sindaco di Sarteano Roberto Burani. Nell’occasione sono state presentate tavole di Massimo Tosi, disegnatore della rivista Bell’Italia, con una bella veduta panoramica della cittadine e delle fortezza a volo d’uccello.

Quanti ai lavori del palazzo, erano iniziati nel 2006, ed erano proseguiti a stralci. Il grosso era stato completato nel 2009, ma ora l’intero palazzo è stato recuperato, grazie a un investimento di 330mila euro per l’adeguamento strutturale (coperti dalla Regione Toscana) e 200mila euro per il restauro architettonico (grazie alla Fondazione Monte dei Paschi di Siena), mentre il Comune ha utilizzato risorse proprie per arrivare completamento, con circa 100mila euro. Il costo per arredamento e l’illuminazione è stato di circa 28mila euro, che hanno migliorato il colpo d’occhio. Gli interventi, tuttavia, hanno badato molto alla sostanza: sono stati rifatti i pavimenti, realizzati servizi igienici, rafforzate le travi in legno, sistemati i soffitti. La sala consiliare è il fiore all’occhiello dell’operazione: grande e accogliente, pareti in pietra e soffitto altissimo, con un grande tavolo semicircolare e un soppalco capiente. Sarà il luogo delle decisioni pubbliche, ma potrà ospitare tante iniziative culturali. Questa la degna sistemazione di un grande palazzo posto sulla sommità della via di Mezzo, vicino alla Porta Senese o Tramontana, acquistato nel 1255 dalla famiglia Tinacci per farne la sede del Palazzo di Giustizia. Il Capitano di Giustizia di Radicofani aveva competenza su un ampio territorio, che oggi fa riferimento a sette Comuni. Il primo piano aveva sette segrete e una cappella, il secondo la sala delle udienze e l’abitazione del giudice. L’edificio è stato sede del Capitanato di Giustizia fino alla metà dell’Ottocento, quanto la delegazione governativa fu spostata in un altro edificio e rimase solo il carcere mandamentale fino al 1964. In seguito fu adibito a scuola media e infine, negli anni Novanta, diventò sede comunale. Il progetto di consolidamento strutturale e recupero architettonico affidato all’ingegner Stefano Massimino e all’architetto Francesca Giambruni. L’arredo della sala consiliare è stato affidato all’architetto Giorgio Cosimi. Ditte locali hanno curato i lavori, compreso il restauro dei mobili curato gratuitamente da un cittadino di Radicofani, Laviano Nutarelli. Da sottolineare che gli interventi strutturali non hanno inficiato l’estetica dell’edificio, vincolato dalla Soprintendenza. Hanno riguardato essenzialmente la demolizione del solaio del tetto e della soffitta, realizzati negli anni Settanta con solaio e laterizio di grande pesantezza, e sono stati sostituiti con strutture il legno, molto più leggere. Tutto ciò a vantaggio di una migliore capacità di resistenza all’azione di un eventuale sisma.