“Il bello” di Poggibonsi

Poggibonsi è una piacente cittadina toscana racchiusa tra le verdi valli e le colorate colline della Val d’Elsa, la parte più bella di questo bel paese è quella più antica, in quanto essa si presenta satura di incantevoli architetture piene di un fascino che solo il mistero di ciò che è passato sa dare agli occhi di chi osserva e si immagina i fasti dei tempi che furono, con avvincenti vicissitudini e gloriose battaglie, che hanno dato luogo alla creazione della Storia fino ai tempi nostri.

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Una volta preso il passo verso questa deliziosa meta, possiamo vedere molte costruzioni di origine medievale e tutte racchiuse una vicina a l’altra dentro l’area della città antica, che una volta gli avi chiamavano “Poggibonizio”, il quale è uno splendido ed importante borgo medievale incastonato all’interno in una meravigliosa zona agricolo-boschiva, dove la natura trabocca di splendidi paesaggi ed in cui vi è immersa una ricca quantità di opere e monumenti che si fiancheggiano tra di loro, cosi a pochi passi l’una dall’altra troviamo molte suggestive opere storiche di cui si può apprezzare un alto valore artistico ed estetico, che viene sprigionato da quella magia che solo la bellezza pura riesce ad emanare verso l’occhio dello spettatore inebriato dall’armonia delle forme.

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Tra queste remote ed avvenenti costruzioni troviamo la Fortezza Medicea di Poggibonizio (costruita fra il 1488 e il 1511 su commissione di Lorenzo il Magnifico), poi vi è lo stupendo Castello di Badia di Poggibonsi, una delle “badie” più antiche d’Italia (come testimonia un documento del passaggio di proprietà risalente al XI secolo), altra opera di pregiata fattura è il Convento di San Lucchese (costruito in più tappe tra il 1220 e il 1268) una splendida chiesa medievale che poggia su una collina circondata da lunghe file di cipressi, ed infine tra le opere più belle vi è sicuramente La Fonte delle Fate (opera realizzata da Balugano Da Crema nel 13esimo secolo), il cui ingresso è situato all’interno di un giardino con un bel laghetto a forma di cuore, mentre il resto delle sue mura è sovrastato da un soleggiato boschetto privo di rovi.

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Cosa mirabile per la sublimazione dei sensi degli amanti del bello e dello svago è che il 28 Aprile in questa località si svolge la festa di San Lucchese (patrono della città di Poggibonsi), e vi si da luogo alla tradizionale “passeggiata”, un’usanza che gli abitanti del posto fanno passando dal centro città fino alla Chiesa di San Lucchese, un percorso che dirama per strada lunga ed in salita, ma nonostante questo esso non risulta faticoso perché lo si fa passeggiando con tutta calma e tranquillità e poi il giorno della festa la via è spondeggiata di bancarelle dove ristorarsi e fare una sosta con una buona merenda, ma più che altro la fatica è alleviata anche dalla distrazione che la mente riceve dai molti stimoli percettivi provenienti dai vivaci odori della primavera, che sopraggiungano dall’abbondante natura in fioritura presente nella zona ed al contempo gli occhi sono distratti dalla frenesia dell’osservare la coinvolgente “esplosione di colore e bellezza del tragitto, il quale inizia simbolicamente a valle, partendo dalle due torrette merlate situate all’ingresso della cinta muraria esterna del castello di Poggibonsi (La Badia), e poi passo-passo la strada si divincola in un cammino “esplorativo” che procede incrociando il giardino pubblico “Il Vallone”, che ombreggiando con i suoi pini secolari aiuta o presenti a rinfrescarsi ed a far venir meno l’usuale calura primaverile, più avanti proseguendo per la via ci si trova al cospetto di una fila di alti e maestosi aceri che a loro volta precedono un gran bel prato verde con un laghetto che è antistante la stupenda Fonte delle Fate, la quale si mostra in tutto il suo avvincente splendore grazie ai suoi alti e sinuosi archi Medievali, dunque vista la presenza di tante meraviglie, che costeggiano la strada percorsa per arrivare fino in cima alla collina (ove è situata la chiesa del patrono), per molti dei partecipanti alla festa è diventata una consuetudine fermarsi lungo il cammino per visitarle tutte, inclusa la Fortezza Medicea e il suo “Cassero” (piccola città dentro le mura), per cui succede spesso che chi desidera completare la scoperta di questo incantevole luogo debba fare “qualche passo” in più e avventurarsi nel boschetto vicino per visitare anche l’avvenente castello di Badia, abbellito dalla cornice del rosso primaverile dei papaveri in fiore nei campi circostanti.

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La parte più gradevole del tragitto si gode una volta raggiunta la meta in cima alla collina, dove si erge il convento e li vi si percepisce subito un’aria più fresca e impregnata dall’odore della resina dei cipressi e dai pollini del vicino bosco, mentre ciò che colpisce di più della vista che si ha dalla cresta di questa inebriante “vetta” è che essa ci permette di godere di un panorama fantastico, simile ad un’acquarello colorato, in cui le protagoniste sono le suggestive campagne senesi con i suoi campi e le circostanti valli soleggiate, una vista incantevole accompagnata sullo sfondo dalle svettanti torri di San Gimignano (ad ovest) e dai “merli” delle mura del castello di Strozza Volpe (ad Est), ma una volta che si è approdati all’apice di questa intensa passeggiata, la cosa più bella è che dopo aver rigenerato “lo spirito” con l’estasi degli occhi possiamo chiudere il cerchio rigenerando anche il corpo, semplicemente fermandosi su una delle due terrazze, situate nei pressi della chiesa e sorseggiare una bibita fresca accompagnata da uno squisito panino (presi al bar o alla bancarella), cosi mentre guardiamo il panorama dall’alto ci possiamo rilassare perdendoci con lo sguardo nelle nuvole che passano sopra di noi, che con il loro lento fluire nell’aria ci fanno sentire come se stessimo galleggiando su questi meravigliosi panorami e cosi godendo di questo spettacolo rilassante rassereniamo il cuore entrando in armonia con ciò che ci circonda e facendo fluire in noi l’energia di chi è tutt’uno con il mondo.

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Giunti a sera l’anima della festa raggiunge il suo culmine ed al tramontare del sole le persone sedute all’ombra degli alberi finiscono di mangiare o di giocare a palla nei prati, per andare a ritrovarsi nel piazzale davanti alla facciata della chiesa, in cui tutte insieme si raggruppano in attesa dei fuochi d’artificio, ed al fatidico momento, in cui un assordante botto, annuncia l’accensione pirotecnica tutti indirizzano i loro sguardi verso il vicino poggio di ulivi di fronte, da cui i fuochi vengono lanciati, ma nell’attimo in cui partano essi creano uno splendido effetto ottico, in cui le scie luminose dei fuochi passando tra gli ulivi ne animano le ombre, che come per incantesimo “danzano” illuminate dalle esplosioni di luci e suoni che avviene su in alto nel cielo stellato d’inizio primavera, creando cosi tutto intorno una splendida atmosfera fatta di sensazioni colorate dai fuochi d’artificio e profumate dalla natura; portando cosi a compimento una splendida giornata dedicata all’estasi dei sensi ed all’omaggio alla inebriante bellezza di questo luogo “antico e magico”.

 

Roberto Ferrucci