E’ cronaca surreale dei giorni nostri quella che si è conclusa con due ordini di custodia cautelare nei confonti di due persone: un matrimonio contrastato tra un uomo di 48 anni e una giovane donna di 20, sfocia nella volontà di ‘eliminare’ il genero da parte dei genitori di lei. In carcere per lesioni gravi, stalking, minacce, maltrattamenti in famiglia e deturpazione permanente sono finiti Pierino Costantino Commodari, 54 anni, originario di Locri ma residente a Torino, diversi precedenti (tra cui l’omicidio) verosimilmente legati alla ‘Ndrangheta e la ex moglie Isabella Concialdi, 45 anni, siciliana, residente a Certaldo.
Si deve fare un passo indietro per ricostruire i fatti, che sono piuttosto intrigati e interessano la nostra provincia perché sono avvenuti a San Gimignano. Con indagini condotte dai carabinieri di Poggibonsi e di San Gimignano, coordinate dalla Procura di Firenze e da quella di Torino.
Tutto ha inizio a Marcialla (Certaldo) con un matrimonio contrastato dai genitori di lei, fortemente convinti che l’eccessiva differenza di età qualifichi il genero come una sorta di pedofilo. Si va avanti con le minacce (come si vede dalle foto fornite dai carabinieri) all’uomo – dalle ossa fatte trovare nei mesi scorsi sull’auto fino alla scritta, ben incisa dai segni di un oggetto appuntito sulla portiera della stessa auto – che avevano portato i due sposi a sporgere denuncia dai carabinieri di San Gimignano. E la giovane sposa a cambiare cognome, con la volontà di cancellare ogni rapporto con la famiglia di origine che osteggiava il suo amore.
E proprio nella città delle torri si consuma la prima parte del piano messo in atto – come presto avrebbero scoperto i carabinieri di Poggibonsi al comando del maggiore Sergio Turini, insieme ai militari della stazione di San Gimignano che fanno capo al maresciallo Montini – dai genitori della ragazza.
Per un po’ di tempo vanno avanti le minacce, la paura, le indagini dei carabinieri che si muovono anche grazie alle intercettazioni, spesso inquietanti: “Prepara il vestito nero” scrive un giorno il padre alla figlia. Oppure, attraverso profili facebook falsi (tuttora al vaglio degli inquirenti), lanciavano messaggi come “i pedofili vanno sciolti nell’acido” e molti altri dettagli che inducono i militari sulla strada risolutiva.
Lo scorso febbraio, poi, a Fulignano (pochi metri di distanza dal centro abitato di San Gimignano), l’uomo è letteralmente caduto nella rete tessuta dai suoceri (che, per la cronaca, sono separati da tempo ma su questo si sono trovati d’accordo): nel bel mezzo di una strada sterrata è stato costretto a rallentare e poi fermarsi da una persona che si trovava in mezzo di strada e che, all’apparenza, voleva chiedere informazioni. Quando l’uomo ha aperto il finestrino è stato raggiunto, fortunatamente solo nel braccio e nella mano, da acido solforico lanciato dall’aggressore che lo teneva in una bottiglietta.
Impaurito, l’uomo – che qui viveva con lavori saltuari e di recente era stato pasticciere a San Gimignano – si trasferisce a Torino ed è nel capoluogo piemontese che va in scena la seconda parte del piano, analoga alla prima: i mandanti, cioè i suoceri, riescono attraverso una seconda persona a raggiungere il genero anche qui. Natruralmente, con una pianificazione perfetta che presume il pedinamento della vittima, il fatto avviene in una strada della città dove non ci sono telecamere e in quel momento non c’erano testimoni. Stavolta l’uomo viene preso in faccia dall’acido e solo per grossa fortuna riesce a individuare, mentre il viso brucia la pelle comincia a cadere, una fontana pubblica dove si può sciacquare subito. Le lesioni riportate sono permanenti, per fortuna non gravissime da averlòo sfigurato.
L’uomo ha contattato subito i carabinieri con i quali lui e la giovane moglie erano in collegamento fin dalle prime minacce e, una volta curato all’ospedale di Torino, ha fatto ritorno a Poggibonsi. I militari hanno così arrestato, prove alla mano, i due mandanti – i genitori di lei – e messo al sicuro in un luogo protetto la coppia, che presto potrebbe trovare una nuova destinazione e forse una nuova identità. Costretti a scappare dalla loro stessa famiglia.
Katiuscia Vaselli