Palio – Parla il fantino vittorioso Tittia

Tittia al suo secondo trionfo in Fontebranda

E’ un fiume in piena Giovanni Atzeni, detto Tittia. Abbraccia tutto il popolo di Fontebranda che lo segue da tempo durante il corso di tutto l’anno.
E’ felice di aver smentito tutti quei senesi che lo davano ormai per spacciato dopo la caduta al Casato nella quarta prova: “E’ vero un fatto un gran bel volo, ma io sapevo di non essermi fatto nulla – dice appunto Tittia – Mi hanno visto zoppicare un attimo e subito mi han dato per rotto”.
Anche il cavallino secondo alcuni, aveva subito un trauma nella caduta ma ha dimostrato con la sua corsa di non aver riportato invece alcuna conseguenza:” Posso dire che alla fine nella botta una cosa positiva c’è stata – prosegue Atzeni – Ci ha rinforzati come binomio. Psicologicamente ero pronto a a spingere ancora di più ed il cavallo ha imparato al meglio la strada”.
Una mossa, quella di ieri, dai tempi molto rapidi:”Io me l’aspettavo proprio così – confida Tittia – Conosco ormai bene i miei colleghi e sapevo che Andrea avrebbe fiancato subito”.
Mississipi, cavallo esordiente che, viste le poche prove era una grande incognita. Nonostante questo molti addetti ai lavori lo davano come uno dei favoriti del lotto:”Sicuramente non era la mia prima scelta – dice Giovanni – ma sono caparbio e con ogni cavallo ci voglio provare. Nelle prove è molto migliorato grazie al grande lavoro della stalla dell’Oca. Al Casato ovviamente sono arrivato leggermente prevenuto, ma ero molto concentrato non potevo sbagliare. Visto che a Siena – prosegue Atzeni – dicono che Tittia non è lucido e piglia i colonnini, io dovevo assolutamente dimostrare il contrario”.
E così il fantino dell’Oca ha fatto. Ha messo tutte le malelingue a tacere ed ha riportato la vittoria in Fontebranda dopo appena quattro anni:”Adesso mi voglio godere questi fantastici momenti con la gente dell’Oca – spiega Tittia – Dedico a questo splendido popolo la vittoria. Siamo ormai una grande famiglia. Lo dedico anche alle persone che non ci sono più e che mi hanno insegnato tanto”.
Elena Casi