“Per lavorare bene il vino ci sono tre P: pazienza, passione e pulizia.” Partiamo dall’ultima ‘’p’’ di questa storia, la pulizia. Immerso tra le colline di Montalcino, in località Bellaria si trova un podere circondato da splendidi vigneti . E’ una mattina di inizio ottobre e qualche pallido raggio di sole illumina le foglie di vite che stanno già cambiando colore e i grappoli che hanno un colore acceso. Il paesaggio e l’esterno del fabbricato quasi contrastano con l’interno, dove un anziano, ma arzillo signore è pronto a guidare gli sopiti. Le cisterne in cui riposa il mosto sono moderne, nell’aria si respira un profumo incredibile e l’ambiente è quasi chirurgico tanto è pulito. In un’altra stanza, impilate e perfettamente ordinate, ci sono decine e decine di casse di Brunello pronte a partire per la Germania: l’anziano signore guarda le sue creature e poi dice sorridendo: ‘’Mi è costato sacrificio tutto questo, ma oggi posso dire che ne è valsa la pena’’ .
Eccoci arrivati alla seconda ‘’p’’ di questa storia: passione! L’anziano signore si chiama Assunto Pieri, meglio noto come Sunto di Bellaria, ed è protagonista di questa storia, una storia che parla di lui e dell’amore verso la terra e verso il suo vino. Il primo incontro tra Sunto e il podere che poi sarebbe diventato la sua casa e la sua quotidianità avvenne nel gennaio 1952 quando lui e la sua famiglia si trasferirono qui e iniziarono a gestire e lavorare la terra, che allora apparteneva all’ ospedale di Montalcino, come mezzadri; nel 1958 entra in scena un altro personaggio che ha giocato un ruolo decisivo in questa vicenda, il dottor Ciatti. Quando parla di lui gli occhi di Sunto si illuminano: “Entrava in casa la mattina e mi chiedeva di chiudere le porte perché non voleva che qualcuno ascoltasse le nostre conversazioni. Una mattina del 1958 entrò e mi propose di prendere in affitto il terreno e il podere e io accettai. Una mattina del ’63, invece, arrivò e lo vidi particolarmente entusiasta, chiusi la porta e gli dissi ‘L’affitto l’ho pagato, la produzione va bene: cosa c’è di nuovo??’. Fu allora che mi disse:’ Assunto ma se ti vendessi il terreno??’’. Ecco spiegato perché quando Sunto parla di quest’uomo la sua faccia si distende, perché il dott. Ciatti fu il testimone del matrimonio tra lui e la sua terra ed è stato negli anni quello che lo ha aiutato a difenderlo dagli attacchi esterni. Insieme ad altri nel 1967 questi due signori fondarono il Consorzio per il Brunello e hanno combattuto numerose battaglie per difendere il marchio e la qualità di questo vino che può essere prodotto solo a partire da grappoli di San Giovese grosso che non devono essere mischiati con altri tipi di uva. ‘’Ci hanno provato sa’?? Hanno rischiato di fare un bel danno…Riprendersi non è stato facile, ma alla fine il lavoro paga e se il prodotto è di qualità…Per questo ci siamo risollevati! Venite si va’ di sopra che vi faccio assaggiare!’’.
La figlia Paola raggiunge il padre nelle cantine in cui invecchia il vino e indicando un tagliere pieno di salumi offre un calice di Brunello del 2008: un vino forte, intenso, passionale, pieno di sapori, un vino di quelli che vanno gustati e assaporati piano, un po’ come i racconti e le parole di Sunto. Quel vino era la migliore espressione e la migliore descrizione di chi lo aveva prodotto, parlava della famiglia Pieri e per la famiglia Pieri a cui è legato anche un famoso personaggio senese prima fantino, oggi cuoco rinomato e apprezzato: Bagoga.
La passione per il buon vino e per le cose genuine, infatti, Assunto l’ha trasmessa anche ai suoi nipoti e uno di questi, Pierino Fagnani detto Bagoga, appunto, l’ha riportata nell’ambito della ristorazione e ne ha fatto mestiere.
Paola e suo padre raccontano che ormai dal 2003 le annate sono (quasi) sempre ottimali per la produzione del Brunello perché il caldo favorisce la maturazione dell’uva che arriva alla vendemmia in perfette condizioni. Parlando di vendemmia gli occhi di Assunto si velano di nostalgia mentre ricorda che prima la vendemmia era una festa, mentre adesso è solo una fase del business che ruota attorno al vino. E a proposito di business, viene naturale chiedergli che cosa significhi per un’azienda ottenere un punteggio di 100/100 da un noto critico mondiale come James Suckling. Perché questo è stato il verdetto del famoso critico nei confronti del lavoro dell’azienda Bellaria.
Qui entra in gioco la terza ‘’p’’ della storia: pazienza. Ad ottenere questo straordinario risultato infatti è stata la Riserva di Brunello dell’anno 2010 che portava sull’etichetta la firma di Assunto. Lui ci racconta che quando suo nipote Gianni, attuale titolare dell’azienda, gli comunicò l’idea si esercitò per giorni affinché la firma fosse precisa. In cantina, oltre alla sua collezione di vini e vin santi, ci sono le botti di rovere dove invecchiano i suoi vini. L’invecchiamento del Brunello dura 5 anni a differenza di quello del Rosso che invece si fa invecchiare un anno e mezzo circa. Ci vuole pazienza per fare un buon vino e quella di Sunto e della sua famiglia è stata ripagata da questo prestigioso riconoscimento al loro vino che è stato detto ‘’si potrà bere anche tra trent’anni’’. Anche quello di quest’anno però ha tutte le carte in regola per essere un buon vino, eccellente perché l’uva è maturata in condizioni perfette e darà un prodotto che raggiungerà probabilmente i 15 gradi di gradazione alcolica.
Sulla la porta viene naturale soffermarsi a guardare alcune foto: Sunto che vendemmia, Sunto con i nipoti, Sunto nella sua terra che come dice lui, gli da tutto ciò che li serve e infine Sunto e sua moglie che tagliano la torta dei 60 anni di matrimonio e si guardano con gli occhi sorridenti.
“Per le cose belle della vita, come per il vino, ci vuole pazienza…anche quando sembra che non sia stagione”’. Quest’uomo a novantaquattro anni e una storia incredibile alle spalle è ancora un ragazzino e che alla sua terra ha ancora tanto da dare. Lui ha trovato l’elisir della perfetta giovinezza, il suo vino.
Vittoria Guideri
video e foto Emilio Mariotti