Il 1 dicembre Siena celebra il suo Santo patrono, Ansano. In realtà i patroni della nostra città sono ben quattro: Ansano, Savino Vittore e Crescenzio, e sono raffigurati, per chi volesse vederli, anche nelle statue della Loggia della Mercanzia. Una curiosità: le statue dei nostri quattro protettori guardano tutte a nord. Vi siete mai chiesti il perché? C’è chi ipotizza che questo accada perché il vero pericolo, per Siena, può venire solo da quella direzione dato che a nord, oltre Porta Camollia, c’è la strada che conduce alla nemica per eccellenza, Firenze.
Ora, se la storia di Ansano, martire, costretto a Siena a subire vari supplizi perché predicava il Vangelo e convertiva e battezzava i senesi (venne immerso nella pece bollente nel luogo, si dice, che oggi chiamiamo Fosso di Sant’Ansano) è nota a tutti, forse è meno conosciuta, invece, la storia che sta dietro alla decisione di festeggiare, il 1 dicembre, l’inizio del nuovo anno contradaiolo.
Il 15 novembre del 1968 si riunisce il Magistrato delle Contrade in un’adunanza che ha come terzo punto all’ordine del giorno ha proprio: “proposte relative alla definizione dell’anno contradaiolo”. A tal proposito l’allora rettore del Magistrato, Luigi Socini Guelfi, sostiene che questo debba avere una fine ed un inizio e dato che la Deputazione Amministratrice del Magistrato stesso ha stabilito che debba avvenire il 1° dicembre in occasione della festa di Sant’Ansano è necessario stabilire il rituale. Venne così deciso che i festeggiamenti si sarebbero svolti con un corteo che avrebbe preso le mosse da Piazza del Campo per arrivare in Duomo dove i diciassette Correttori avrebbero concelebrato con l’arcivescovo la Santa Messa (questo, comunque, per ribadire un’autonomia delle Contrade stesse). Durante l’offertorio, poi, si sarebbero donate un’anfora di vino ed una teca di ostie, logicamente non consacrate. Alcuni priori non furono entusiasti dell’idea e ci furono forti discussioni nel corso di quell’incontro. Ad esempio Achille Neri, priore della Nobile Contrada del Nicchio, pur dicendosi favorevole alla festa di Sant’Ansano ed alla concelebrazione non “vedeva bene la mobilitazione del Popolo delle Contrade e lo sciupìo dei costum””. Gli risponde Lao Cottini, governatore dell’Oca, che in fondo i monturati sarebbero stati solo sei per Contrada e che in caso di pioggia o di maltempo i figuranti avrebbero potuto utilizzare il cortile della Prefettura, proprio per salvaguardare il più possibile i costumi. Al contrario ci fu anche chi propose di utilizzare le monture più importanti, quindi non quelle del giro ma quelle di Piazza, per dare solennità all’evento. Mario Celli reputò talmente importante l’occasione da proporre che venisse unito ai festeggiamenti anche un concerto della Banda cittadina. Si ipotizzò che questo concerto poteva, previo assenso del Comune, tenersi nella prestigiosa Sala del Mappamondo.
Il rettore pone a votazione la proposta e la mozione passò con 12 sì e due no (Nicchio e Selva). Tre erano le Contrade assenti alla riunione (Civetta, Drago e Pantera).
Il 1° dicembre 1968 si tenne, così, la prima celebrazione dell’apertura dell’anno contradaiolo e, benchè siano passati quasi cinquant’anni ancora oggi il rituale si svolge nei modi e nelle forme decise in quella lontana riunione del 15 novembre 1968.
Si legge nei verbali del Magistrato che l’allora arcivescovo Castellano era pienamente soddisfatto del programma proposto dal Magistrato. Anzi, c’è chi sostiene che sia stato lo stesso Castellano a sollecitare l’unione delle due cerimonie. Sant’Ansano, diciamocelo, come patrono di Siena non ha vita semplice dovendo “competere” con figure del calibro di Caterina o Bernardino (per non parlare dell’Assunta) quindi unire alla sua celebrazione quelle per l’inizio dell’anno contradaiolo avrebbe reso i senesi più partecipi e dato maggior rilievo a questa festività. Non scordiamo, peraltro, che monsignor Castellano amava molto (e capiva a fondo) la nostra città, il Palio e le Contrade. A riprova di ciò scrive lo stesso Ismaele Castellano in una lettera indirizzata alle diciassette Consorelle e datata 1999: “Ho sempre cercato di mettere in evidenza la componente religiosa delle Contrade e del Palio. L’inizio dell’anno contradaiolo, la Messa del fantino, hanno visto la piena e convinta collaborazione e rimangono a testimoniare l’anima cristiana delle Contrade”.
Ma oggi, dopo 49 anni, per questo 2017, questo rituale consolidato subirà un mutamento. Saranno solo tredici, infatti, le Contrade che partiranno dal campo, in corteo, per giungere al Duomo. Nicchio, Valdimontone, Onda e Torre hanno infatti deliberato in assemblea di astenersi dai festeggiamenti per le note vicende che tra pochi giorni porteranno alcuni dei loro contradaioli in tribunale. Giusto? Sbagliato? Sarebbe stata una protesta più forte se fatta in altra occasione? Se fatta da tutte e diciassette le Consorelle? Ognuno ha la sua opinione in merito. Certo è che da qualche parte dobbiamo iniziale perché il Palio ha i suoi riti, le sue tradizioni e, da sempre, la sua giustizia. Queste tradizioni e questo rituale vanno difesi.
E allora Sant’Ansano non si senta offeso, anzi dia un occhio alla sua Siena e alle sue Contrade e metta una buona parola perché temo, davvero, che ce ne sia del bisogno.
Maura Martellucci