L’11 luglio 1878 nasce a Monteroni d’Arbia Girolamo Vigni, di professione barrocciaio, che correrà in Piazza con il nome di Pippìo (o Momo).
Il suo Palio di esordio sul Campo è quello dell’agosto del 1898, nella Selva, e sempre nella Selva, il luglio successivo, conquisterà la sua prima e unica vittoria. Le cronache ci raccontano che la Carriera del 2 luglio 1898 si svolse in maniera regolare anche se “a causa del cattivo tempo la corsa venne anticipata di qualche minuto ed alle 18,45 il palio, riuscito splendidamente, era già stato vinto dalla Selva. Il cavallo della Selva (prosegue l’articolo tratto da “La Vedetta Senese” del 3 luglio) di forze di gran lunga superiori di tutti gli altri cavalli, scappato quarto o quinto, seppe sorpassagli tutti e togliere la palma a quello del Drago che per due girate era rimasto primo e che cadde all’ultimo giro prima della piegata di San Martino. Nella contrada della Selva ieri sera venne fatta grande e geniale allegria, vuotandosi parecchi barili di vino ed improvvisandosi una illuminazione nel rione”.
La storia di fantino di Girolamo Vigni è, tuttavia, breve. E’ in Piazza fino al Palio del 18 agosto 1901, Palio alla romana non assegnato per incidenti (al canape cadono tre Contrade perché il mossiere non abbassa in modo tempestivo; il popolo ritenendo il gesto intenzionale per favorire l’Oca invade la pista e il Comune annulla la Carriera), poi la sua vita ha un epilogo tragico.
Il 23 febbraio 1902 viene accusato di omicidio, la vittima è Antonio Pistolesi, colono di Monteroni. I giornali raccontano che nella via principale del paese, a seguito di una lite legata ad un debito, Vigni accoltella al cuore il Pistolesi che muore quasi sul colpo. Nei giornali che raccontano dell’udienza, che si tiene nel giugno dello stesso 1902, si ha una descrizione di Girolamo Vigni molto particolare, dato che, si legge: “presenta alcuni di quei segni caratteristici che i medici legali chiamano antropologici. Ha gli occhi molto infossati nelle orbite e le orecchie pronunciatissime; ha piccoli baffetti e capelle rasati color castagno”. Ritenuto colpevole, 11 giugno 1902, viene condannato a scontare 8 anni e 9 mesi di reclusione e 2 anni di sorveglianza, ma muore nel carcere di Reggio Emilia il 12 maggio 1906.
di Maura Martellucci e Roberto Cresti
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