L’11 ottobre 1887 nasce a Monteroni d’Arbia Arturo Bocci conosciuto in Piazza come Rancani. Fin da giovane è un vero fenomeno a cavallo tanto che nell’agosto 1904 la Chiocciola lo monta (con vari sotterfugi) per alcune prove anche se non ha nemmeno diciassette anni.
La Chiocciola nel Palio successivo prova a portarlo al Palio ma i fantini che ben conoscevano la vera età del Bocci protestarono e grazie ad un “infortunio” alla provaccia venne sostituito dal compaesano Angiolo Volpi detto “Bellino”. Ma queste vicende erano servite a mettere in luce le sue capacità e per il vero esordio nel Campo se lo assicura la Selva nel Palio del 2 luglio 1906. La vittoria arriva già l’anno dopo, nella Carriera di Provenzano, correndo con i colori della Giraffa su Ida.
Per alcuni anni rimane legato alla Giraffa fino al luglio del 1909 quando monta nella Chiocciola in Palio turbolento tra Torre, Chiocciola e Civetta, che porta una insperata vittoria alla Lupa e molte squalifiche: il fantino della Torre, Martellino, per le violente nerbate al fantino della Civetta, viene squalificato a vita, mentre Rancani viene squalificato per 5 anni (poi la pena verrà ridotta a tre) per non essersi fermato allo scoppio mortaretto e aver ferito due ragazzi (in realtà tentava di scappare dai chiocciolini che non avendo capito nulla di quella confusione era scesi in pista male intenzionati verso il fantino ritenuto, forse, colpevole di non aver portato la vittoria in San Marco).
Ma la sua carriera, dopo la squalifica, è tutt’altro che finita. Vince due Palii, nel 1913 e nel 1914 e si rende protagonista di uno storico cappotto nel 1920. Nell’orbita nicchiaiola già da qualche anno, Rancani monta un cavalla veloce dal nome particolare: Scodata. Il Nicchio, a digiuno dal 1901, prepara al meglio la corsa che, di fatto, apre lo strepitoso ciclo di vottorie di Capitan Guido Rocchi. Rancani parte primo e domina per tre giri portando, finalmente il cencio nei Pispini.
Più laboriosa la Carriera d’agosto: il Nicchio riesce a far montare Rancani nel Leocorno, al quale è toccata in sorte Esperta. Rancani cerca accordi con il favorito Angelo Meloni detto Picino, favorito nell’Istrice. Alcuni nicchiaioli, però, prima della mossa, scendono in Piazza facendo “capire” a Rancani che il suo “progetto” non era affatto gradito, così, vuoi per questo, vuoi perché la voglia di vincere ha il sopravvento, all’ultimo Casato, nonostante gli accordi presi, il Leocorno supera l’Istrice e vince. Nel dopo Palio a chi gli domanda perché non ha rispettato i patti con l’Istrice Rancani risponde: “I quattrini prima poi li avrei spesi mentre il mio nome sotto questo Palio rimarrà per sempre”. Ma con questo cappotto termina la sua serie di vittorie, forse anche perché Meloni, al tempo il più potente fantino di Piazza, non gli perdonò mai lo sgarbo subìto.
di Maura Martellucci e Roberto Cresti