Il 18 giugno 1939 Papa Pio XII proclama Santa Caterina da Siena e San Francesco d’Assisi patroni d’Italia. Questo accade in un momento politico e religioso estremamente particolare e delicato.
E’ uno dei primi atti del pontificato di Pio II che, da fine diplomatico qual era, nel breve apostolico di proclamazione, in un linguaggio coerente con la propaganda del regime, propone come modelli due testimoni di pace e di tolleranza e questo in un clima ormai mondiale ormai sull’orlo di precipitare nel baratro della guerra.
L’elezione di Santa Caterina a Patrona d’Italia coinvolge, inevitabilmente, Siena e le sue Contrade. Della sua figura si fa un modello particolare che, da un lato, richiama il ruolo svolto da Caterina nella ben nota vicenda del ritorno del papa a Roma nel 1378, ma, dall’altro la Chiesa e il regime, riconciliati ormai dal 1929, la pongono di fronte agli italiani come esempio con il suo concetto di “patria” da liberare da petrarchesche “peregrine spade”. La terziaria domenicana è “l’Italia”, con il suo senso della disciplina, del rispetto delle gerarchie, dell’esaltazione del popolo come conservatore primo e autentico dei valori religiosi e civili.
Ma il modello di Caterina si rivolge anche, in maniera peculiare, alle italiane per le quali la santa è modello, al tempo stesso, di castità e, con non troppa contraddittorietà, di maternità, perché impersona, per la comunità dei suoi discepoli caterinati, il ruolo di “mamma” (come da essi si fa chiamare) disciplinatrice amorosa di una famiglia mistica. Il fascismo non ci mette molto a impadronirsi di questa memoria e a elevarla su un piano di italianità. Il fascismo non ci mette molto a impadronirsi di questa memoria ed a elevarla su un piano di italianità: ben prima che in seguito all’elezione a Patrona nazionale si distrugga l’antichissima chiesa curata di Sant’Antonio in Fontebranda, per far posto, da 1941, ad una realizzazione architettonica che convoca volutamente una dimensione “nazionale” (il Portico dei Comuni); ben prima di questo 1939, si diceva, il regime impone la sua presenza su parte delle celebrazioni religiose cateriniane e, per forza di cose, almeno sulla Contrada dell’Oca.
La proclamazione di Santa Caterina a Patrona d’Italia viene celebrata a Siena con la dedica del drappellone del palio d’agosto dipinto da Bruno Marzi e vinto dalla Torre. Sotto una Madonna Assunta inscritta in una mandorla (come è raffigurata, ad esempio, al centro della vetrata di Duccio di Buoninsegna) sorretta da angeli, si vede l’immagine a figura intera di Caterina che sotto il suo manto (secondo la tipica iconografia della misericordiosa protezione celeste) raccoglie l’Italia simbolizzata dai monumenti più significativi delle più importanti città: la Mole Antonelliana di Torino, il duomo di Milano, le due torri bolognesi, il Colosseo, al centro della figura di Caterina, ovviamente, la Torre del Mangia, la cupola del Brunelleschi, la Fontana Maggiore di Perugia, il campanile di Venezia, il Castelnuovo di Napoli, il complesso della Martorana di Palermo.
Maura Martellucci
Roberto Cresti