Se andiamo a rivedere le carriere del 1909 si può comprendere la leggerezza con cui si effettuavano le carriere o altre manifestazioni, magari di pari importanza, nella piazza del Campo. E’ vero che era tutto un altro Palio, con un’altra attenzione e con un altro numero di presenti e anche di pressioni istituzionali.
Le notizie, anche in Toscana, arrivavano un giorno dopo e quindi Siena viveva in un mondo a parte, ovattato e distante dai grandi eventi nazionali. Il 4 luglio si corse la carriera di Provenzano, vinta dalla Lupa con il fantino Scansino, corsa piuttosto confusionaria che lasciò strascichi rilevanti, con tre pesanti squalifiche ai fantini della Chiocciola, della Torre e dell’Aquila, nonché una punizione non di poco conto alla stessa Contrada di Salicotto.
Ad agosto Palio dell’Assunta con la vittoria del grande Picino nel Drago. A questo punto l’annata sembrava finita. Niente di tutto questo: il 17 agosto ecco un “Palio a sorteggio”, ovvero un Palio a sorpresa. Davvero particolare il meccanismo di questo evento straordinario: le Contrade aderenti vengono sorteggiate nel loro duplice abbinamento, fantini e cavalli. Curiosità: i fantini stessi vengono precedentemente rinchiusi in un locale del Palazzo Pubblico affinché non comunichino con nessuno. I cavalli vanno nel Cortile del Podestà con il relativo sorteggio.
Anche i fantini subiscono le scelte della sorte ed escono al pubblico quando avevano già indossato i colori sorteggiati. Una corsa “sponsorizzata”, oggi si direbbe così, dalla Società Industriali e Commercianti. Per la cronaca vinse l’Oca. Non contenti di due Palii ordinari e di uno a sorpresa, il giorno dopo, il 18 di agosto, l’allora Amministrazione Comunale organizzò sempre in piazza del Campo una coreografica pallonata, sport piuttosto cruento e non certo destinato a tutti. Due gruppi di senesi, divisi in bianchi e rossi, si lanciarono in questa non semplice sfida davanti ad un pubblico piuttosto folto e urlante. Questa volta non ci fu nessun vincitore. Finì in un pareggio. Tutti a casa contenti ma anche un po’ malconci.
Massimo Biliorsi