Il 2 luglio 1956 vinse l’Aquila con Mezzetto e Archetta, in un Palio corso nonostante le condizioni atmosferiche improponibili, poiché era presente il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi e non si poteva deludere l’illustre ospite rinviando (come sarebbe stato logico fare) la corsa al giorno dopo. Lo stesso corteo storico fu effettuato in tempi rapidissimi perché, per tutto il tempo, piovve e forse fu anche per questo che si fece poco caso alla anomalia rappresentata dal Carroccio trainato, per la prima volta nel Palio moderno, da una sola coppia di buoi, anziché da due.
Il perché di questa stranezza viene raccontato da una vecchia contadina, che abitava a “Le Muricce“, podere dove in quegli anni venivano prescelti i bovi per il Corteo Storico. Era uso che pochi giorni prima del Palio, il maestro Pieri, direttore della Polizia Urbana, si portasse al suddetto podere con un tamburino per verificare la sopportazione e l’adattamento al rumore dei bovi: se questi si imbizzarrivano o davano comunque segno di nervosismo, venivano scartati; se restavano tranquilli e indifferenti, erano invece abilitati a partecipare al Corteo Storico.
Sennonché la mattina del 2 luglio 1956 uno di questi bovi, pur essendo idoneo, rifiutò di uscire dalla stalla e pertanto venne deciso di portarne solo due. Al momento della corsa la pista era un pantano: l’entrata ai canapi fu rapidissima e all’abbassamento partirono in testa Aquila e Torre (la Torre aveva Belfiore, con il fantino Tristezza), ma, con la pista fradicia, era inevitabile che accadesse quel che accadde e le cadute si moltiplicarono.
Alla fine arrivarono solo quattro Contrade con il fantino e la corsa si risolse in un a-solo di Mezzetto (alla sua prima vittoria) che tagliò il bandierino aggrappato al collo di Archetta per non cadere, davanti alla Giraffa dove era tornata la mitica Gaudenzia, la quale, intelligente com’era, appena sentì il tufo allentato ci pensò da sola a non impegnarsi (o forse fu anche il buonsenso dell’Arzilli che la montava ad evitare che la scellerata decisione di correre a qualunque costo si trasformasse in una rovinosa caduta per la cavalla e per il suo fantino).
Tra l’altro Mezzetto, un’altra particolarità è che per aver corso il Palio senza il permesso del suo datore di lavoro, dopo la corsa del 2 luglio restò disoccupato. Ma la storia ha un ulteriore seguito. Alcuni anni dopo, quando non era più Presidente, Gronchi tornò a Siena, per la transazione di proprietà della tenuta di Valiano, un affare che lo riguardava, insieme al Selvolini, dirigente della Giraffa. Ospite nella contrada, il Senatore si sentì dire “Lo sa che lei ha fatto perdere un Palio alla Giraffa?“.
E, di fronte al suo stupore, gli fu spiegato che, se in quel Palio del ’56 non si fosse dovuto disputare la carriera a tutti i costi, per non privarlo dello spettacolo, sicuramente la favoritissima Giraffa avrebbe riportato la vittoria. Gronchi ascoltò e poi commentò “Nella mia carriera politica me ne hanno dette di tutte e sono stato accusato di tutto: perfino di essere un ladro. Ma l’accusa di aver fatto perdere il Palio alla Giraffa, ecco, questa mi mancava proprio!”
(L’aneddoto di Gronchi nella Giraffa è stato raccolto dalla voce del giraffino Sandro Neri che ringrazio)
Maura Martellucci
Roberto Cresti
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