E’ la notte del 23 settembre 1967 quando viene rubato, dalla chiesa di San Vigilio, il drappellone dipinto da Bruno Marzi. Il giorno dopo, infatti, si sarebbe corso il Palio straordinario indetto per onorare il LIX Congresso della Società Italiana per il progresso delle Scienze.
Il Comune, così, fa sfilare nel Corteo Storico, sul Carroccio, il bozzetto montato su un drappo bianco quasi come se si avverasse la frase che ogni senese pronuncia: “lo prenderei anche bianco” (che poi la Giraffa un Palio, apparentemente, tutto bianco lo ha vinto davvero: quello di Francesco Carone nel 2011. Ora la battuta classica si intende riferita ad una cosa senza valore, l’opera di Carone è una di quelle che, personalmente, emozionano di più). Sul Campo trionfa la Giraffa con Rosario Pecoraro detto Tristezza (che, primo nella storia paliesca, arriva al bandierino a mani alzate) e il grande Topolone (che al tempo si chiamava Ettore). E’ il Palio delle polemiche: l’Istrice non viene nemmeno imbossolato perché, contrario alla motivazione, non dà la sua adesione. Saltano diverse prove a causa del maltempo e, intanto, anche gli scienziati a cui è dedicata la Carriera lasciano Siena senza assistere alla corsa. Il giorno del Palio le cose precipitano: dopo due mosse date per nulle e cadute rocambolesche cavalli e fantini ritornano nell’Entrone e non tutti sono propensi a che la corsa si effettui. Poi si decide: il Palio si farà ma il mossiere, Jago Fuligni (che considera valida l’ultima mossa data ma fermata a causa delle cadute) resta in Questura e sul Verrocchio, al suo posto, sale il brigadiere dei Vigili Urbani Fedro Valentini. Ma il mistero del drappellone scomparso resta. La “leggenda paliesca, tramanda che, mentre i giraffini stanno festeggiando in Provenzano, gli autori del furto, alcuni studenti universatari bolognesi appartenenti alla goliardia, abbiano contattato la Contrada vittoriosa per restituire il maltolto, convinti di fare il tutto bevendo un bicchiere con i contradaioli festanti. I giraffini, tuttavia, pare abbiano suggerito agli autori dello “scherzo” di collocare il drappellone in un luogo preciso e di “sparire” subito dopo. Il gruppetto di goliardi, in questo modo, forse, si rese conto che a Siena il Palio è una cosa seria. La consegna del drappellone “ufficiale” avviene alcuni giorni dopo in Comune ma la Giraffa si rifiuta di restituire il Palio bianco con il bozzetto, perché, per loro, quello veramente vinto è il “Palio del bozzetto”. Il cencio di Marzi, ormai, ha solo un valore storico. La Giraffa, così, oggi espone nel suo museo il dappellone originale dipinto da Marzi accanto al drappo bianco su cui è attaccato il bozzetto, perché è quello che hanno vinto sul Campo. Un po’ strani siamo, ecco.
Maura Martellucci e Roberto Cresti