Il 27 luglio 1729, due delegati che ben conoscono la città, Niccolò Maria Sozzini e Angelo del Cotone, presentano alla Balia il documento sulla determinazione dei confini delle Contrade. Questo determina la doppia datazione (1729 oppure 1730, quando viene messo a stampa) con la quale ancor oggi l’atto viene citato. I fatti sono noti: la “resurrezione” dell’Aquila ha messo in primo piano, ponendolo come problema da affrontare e dirimere per chi governa Siena, un fatto fondamentale: le Contrade, ormai enti importanti, devono sapere con certezza qual è il territorio di loro competenza, perché è solo nelle strade di esso, e non in altre, che è consentito con regolarità d’intenti battere il tamburo per chiedere ai contradaioli l’oblazione per pagare le spese delle feste e della corsa del Palio, ed è solo in quelle ben definite strade che è lecito sollecitare la partecipazione degli abitanti (siamo essi contradaioli in senso letterale, oppure, al tempo semplici abitanti di quel dato rione) alle assemblee nelle quali si decide la vita della Contrada e, in parte, infatti, del quartiere.
A riprova, nel 1727 scoppia un altro problema di confini che coinvolge (oltre al mai sopito contenzioso con l’Aquila) anche Pantera, Bruco, Civetta e Drago. Non è il problema delle sole strade aquiline intorno a piazza del Duomo, ormai, ad agitare le acque, ma un più generale bisogno di definire con certezza le zone di “appartenenza”. Quando la lite viene affidata alla magistratura della Biccherna (che ha le deleghe sul Palio) le Contrade insorgono: non è una questione di Palio, ma una questione di territorio urbano e la magistratura di riferimento al governo dello spazio cittadino è la Balia. Le Contrade, argomentano le ricorrenti, riesumando e forzando la storia, sono le eredi delle antiche milizie urbane (storicamente sbagliato, ormai lo abbiamo imparato, ma “tirato fuori” più volte nella storia paliesca “al bisogno”) e su queste funzioni non decide chi deve organizzare la festa, ma chi deve sovrintendere all’ordine pubblico generale. E hanno ragione, perché, effettivamente, è la Balia ad aver ereditato le antiche competenze del podestà e dei consigli in materia di pubblica amministrazione. Di fatto è appena iniziato l’iter che si concluderà tre anni dopo con la stesura della relazione e la stampa del Bando sui confini delle Contrade.
Maura Martellucci
Roberto Cresti