Il 28 marzo 1645, come da sue disposizioni testamentarie, viene aperti il cassone contenente i beni e le ultime volontà disposte da Federigo Soleti. Morto a Roma tre giorni prima, il 25 marzo 1645, era cresciuto come esposto nell’ospedale di Santa Maria della Scala. Soleti, benchè abbandonato dimostra capacità notevoli, così ha la possibilità di studiare e si trova ben presto a Roma al seguito della corte papale dove fa carriera come computista generale (ragioniere economo) della Camera Apostolica romana sotto papa Urbano VIII.
Fin dal 1642 nomina l’ente senese come suo erede universale e a seguito di ciò consegna una “cassetta quadra”, sigillata, affinché sia posta nel “cassone dei depositi” a condizione che non venga aperta fin dopo la morte. Le volontà del testatore vennero rispettate e Agostino Chigi, rettore dell’ente, la apre proprio in questo giorno. Al suo interno si trovano molte obbligazioni di vari Monti di Roma che equivalgono ad una cospicua eredità destinata alla creazione di una nuova istituzione, interna all’ospedale, destinata ad accogliere e crescere orfani e bambini abbandonati come era stato lui stesso. Nacque così il Seminario Soleti.
Per precisione il Seminario Soleti si differenzia da quello arcivescovile perché mentre nel secondo si formano giovani per diventare sacerdoti, in quello voluto da Soleti l’ospedale di Santa Maria della Scala prepara un gruppo di dodici orfani per l’assistenza liturgica, morale e spirituale necessaria all’ospedale stesso. Sarà in epoca leopoldina, nel clima di riordinamento e razionalizzazione del sistema educativo, anche religioso, che il Seminario Soleti verrà chiuso e gli alunni spostati nel seminario arcivescovile, che al tempo si trovava presso la chiesa di San Giorgio. Gli esposti vennero accolti in qualità di convittori e la retta veniva pagata loro dall’ospedale stesso.
Maura Martellucci
Roberto Cresti
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