Il 30 agosto 1777 il granduca Pietro Leopoldo emana un editto che scardina un’altra parte fondamentale dell’assetto istituzionale della Siena medievale: vengono soppresse, infatti, le rappresentanze e i corpi delle Arti cittadine, che nei secoli precedenti avevano riunito coloro che svolgevano lo stesso mestiere, raggiungendo un cospicuo potere economico e politico.
D’altronde, gran parte della legislazione leopoldina stava andando in una direzione liberista, per cui le antiche Corporazioni vennero considerate un ostacolo alle libertà individuali.
L’editto, infatti, parla chiaro: lo scopo della soppressione era quello di “ovviare all’impedimento notabile che dai corpi d’arte resultava alla libertà delle lavorazioni del popolo minuto”, con l’intento, assai moderno, di “eliminare i privilegi lesivi di quella giusta libertà dalla quale sola poteva dipendere una maggiore industria e prosperità dello Stato”.
di Maura Martellucci e Roberto Cresti