Il 30 luglio 1606 muore a Siena la venerabile Caterina Vannini. Non esistono molte certezze sulle sue origini. E’ nata a Siena tra il 1558 e il 1562 da Pasquino Vannini e Silea Piaciantichi, ed è vissuta nella Tartuca, nell’edificio che oggi ospita l’oratorio di Contrada.
Ha un’adolescenza difficile sia a Siena, sia dopo il suo trasferimento a Roma dove fa la cortigiana, comportamento che le porta il brutto nome di “Taide senese” (dalla prostituta protagonista della commedia di Terenzio “Eunuco”, era l’amante del soldato Trasone). La condotta della ragazzina è talmente priva di morale che Gregorio XIII la fa addirittura imprigionare.
Nel 1575 decide di tornare a Siena con il cospicuo ricavato (denari e preziosi) profitto della sua “attività” romana, ma nella chiesa di Sant’Agostino, una domenica di Avvento, dopo aver ascoltato una predica sulla conversione della Maddalena ha una forte crisi spirituale: vende i suoi averi, destina il ricavato ai poveri, quindi si fa terziaria domenicana ed entra nel monastero delle Convertite di Santa Maria delle Grazie in via del Pignattello; qui trascorre quattro anni in silenzio, assiste solo alla messa e si confessa.
Nel corso della vita la sua indole fu sempre quella di una donna irrequieta e intelligente e si trovò, talvolta, in contrasto con i suoi direttori spirituali, tanto che, forse, questo interferì con il processo di canonizzazione. Caterina ha un intenso rapporto epistolare con il cardinale Federico Borromeo, al quale descriveva le sue visioni mistiche. Non ci sono rimaste le lettere ma sembra sicuro che il cardinale abbia visitato il convento del Pignattello nel 1604 e nel 1605. La Vannini si ammala e muore giovane e nello stesso 1606 va in stampa il testo da lei scritto sul modo di recitare il Rosario (“Modo per eccitare e ammaestrare li semplici e poco esperti a recitar con qualche frutto il S. S. Rosario dettato dalla madre Suor Caterina Vannini da Siena, monaca Convertita”, Siena tipografia Luca Bonetti.
In seguito è stato poi ristampato presso la Tipografia Calasanziana a Siena nel 1903 con titolo abbreviato). Una copia inviata al cardinale Borromeo è conservata alla Biblioteca Ambrosiana. E’ stato, invece, lo stesso cardinale Borromeo a redigere una biografia della “piccinina”, come lei stessa si definiva (“I tre libri della Vita di Suor Caterina monaca convertita”, Milano, 1618). Nel 1665 i contradaioli della Tartuca, che fino ad allora si riunivano nella chiesa di Sant’Ansano, acquistarono, per edificarvi l’Oratorio di Sant’Antonio da Padova, “una casa guasta e rovinata” in via delle Murella, che sembra essere stata proprio la casa della Vannini, come si legge, ancora oggi, in una lapide all’interno dell’edificio.
di Maura Martellucci e Roberto Cresti
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