8 aprile 1595: si indice un “concorso” per progettare la chiesa di Provenzano

L’8 aprile 1595, può considerarsi, di fatto, la data dalla quale ha inizio la fase esecutiva della costruzione della chiesa destinata ad accogliere la Madonna dei Miracoli. Era arrivato in gennaio il permesso, da parte della Santa Sede, di erigere una cappella, o una chiesa, appunto, che accogliesse degnamente la statuetta e tutti i pellegrini ed i devoti che, quotidianamente andavano a renderle omaggio. Intanto iniziano ad arrivare molte offerte, anche da regioni lontane per questo scopo: mattoni, calcina, blocchi di travertino, pietre squadrate. Così, in questo 8 aprile 1595, i quattro Operai nominati dal Granduca e dal Collegio di Balia per sovraintendere all’edificazione “deliberorno che per adesso si conprino ciento migliara di mattoni e della calcina a tempo per tempo. Deliberorno far chiamare, per il terzo giorno di Pasqua di Spirito Santo prossima, tutti li architetti, pittori et altre persone intelligienti per ragionare di fare una pianta sicondo il sito per possere fare il tempio”.

Con questa deliberazione, che si può ancora leggere nei registri dell’Archivio della Collegiata, si indice una riunione tra gli artisti più conosciuti e famosi di Siena, i quali sono chiamati ad elaborare il progetto del nuovo edifico sacro della città, raccogliendoli ed inviandoli al granduca Ferdinando I affinchèscegliesse il migliore. Il disegno vincitore risulta quello di padre Damiano Schifardini, senese di origine, monaco della Certosa di Firenze e “uomo di esemplarissima vita, e noto studioso delle sacre lettere, buon cosmografo, buon geometra, buon aritmetico e perfetto ingegnere”, scrivono di lui. Schifardini è soprattutto, e certo questo ebbe il suo peso, anche perché nell’ambito dell’architettura questa è la sola opera che porta la sua firma, precettore dei figli di Ferdinando I de’ Medici.

Schifardini, oltre al disegno, realizzato, si dice, mentre soggiorna a Siena, rientrato a Firenze elabora anche un modello ligneo da presentare al granduca. Ora, non abitando, però, a Siena e dunque, trovandosi nell’impossibilità di eseguire direttamente i lavori questo ruolo venne affidato allo scultore Flaminio di Girolamo del Turco, il quale, come prima cosa, si reca a Firenze per discutere con Schifardini tutte le fasi progettuali e rientra in città con il modello ligneo. Gli Operai, incaricano, poi, di seguire la parte muraria come capi maestri: Giacomo di Giovanni detto il Grasso e Pierantonio di Gherardo da Ponte, ambedue della Valle di Lugano. Deciso il progetto, incaricate e maestranze si può iniziare a costruire, ma la fase di avvio sarà più lunga del previsto e la prima pietra verrà posta, di fatto, solo alla fine del mese di ottobre.

Maura Martellucci

Roberto Cresti