Enter your email address below and subscribe to our newsletter

Alla Reggia di Caserta la mostra “Regine”: oltre 200 opere tra cultura e diplomazia

Condividi su

Alla Reggia di Caserta oltre 200 opere narrano e ricostruiscono il mondo di regine che contribuirono alla costruzione, affermazione e diffusione della cultura europea.

Dal 20 dicembre 2025 al 20 aprile 2026, nelle sale della Gran Galleria del Palazzo reale, apre al pubblico la mostra internazionale “Regine: trame di cultura e diplomazia tra Napoli e l’Europa”, organizzata dal Museo Reggia di Caserta in collaborazione con Opera Laboratori, con il patrocinio del Network of European Royal Residences.

Curatela di Tiziana Maffei e Valeria Di Fratta. L’esposizione intende raccontare il pensiero, l’educazione, il gusto e l’influenza delle sovrane tra Settecento
e prima metà del Novecento; donne segnate dal destino che seppero tessere trame di alleanze e continuità dinastiche.

 

 

Da Elisabetta Farnese a Maria Amalia di Sassonia; da Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, attraverso il decennio napoleonico di Giulia Clary e Carolina Murat, alla Restaurazione borbonica con Maria Isabella; da Maria Cristina di Savoia a Maria Teresa d’Asburgo-Teschen, fino a Maria Sofia di Baviera e alle sovrane dei Savoia – Margherita, Elena di Montenegro e Maria José del Belgio. Le loro storie si dipanano attraverso dipinti di Antonio Rafael Mengs, Jean-Baptiste Wicar, Vigée Le Brun, Joseph Karl Stieler, Ilario Spolverini, Giuseppe Bonito, Giuseppe Cammarano, Molinaretto, Francesco Liani e tanti altri; abiti cerimoniali; accessori; oggetti d’arredo; libri e pubblicazioni; strumenti musicali e fotografie.

Un intreccio complesso e ricco di sfumature, ricostruito con cura, mettendo a disposizione del pubblico anche opere della collezione della Reggia di Caserta mai esposte e conservate finora nei depositi.

Il percorso espositivo, che segue le vicende pubbliche e private di quattro dinastie – Farnese, Borbone, Murat e Savoia – si sviluppa attraverso sette sezioni.

“Educare al trono: l’arte di diventare sovrane”: il cammino che trasformava le bambine in regine univa insieme disciplina, cultura e rappresentazione. I ritratti delle principesse e delle famiglie regnanti mostrano questo processo come un’arte complessa, in equilibrio tra grazia e fermezza, tra dovere dinastico e identità personale. Diventare sovrane era il risultato di un lungo apprendistato che intrecciava studio, formazione politica, consapevolezza del proprio ruolo e capacità di agire nello spazio pubblico.

“Legami di corte. Nozze che plasmano alleanze”: i matrimoni reali rimescolavano le sorti delle dinastie. Ogni legame matrimoniale tra le famiglie regnanti metteva in scena uno spettacolo di fasto, cerimoniale e simboli. Le immagini delle celebrazioni, gli oggetti raffinati e preziosi e le rappresentazioni teatrali dedicate ai sovrani restituiscono la ricchezza di un rito capace di unire famiglie e regni, trasformando la vita di due individui in una strategia di governo.

“Madri regine. Custodi di eredi e dinastie”: le sovrane erano garanti di continuità, figure chiave nella costruzione dell’identità politica della famiglia reale. La maternità a corte non era mai solo un fatto privato: ogni nascita portava con sé aspettative, equilibri da mantenere, successioni da assicurare. Le immagini, i ritratti e gli oggetti che le rappresentano mostrano la complessità del ruolo esercitato: la cura amorevole dei figli, l’impegno educativo, la fiera esibizione degli eredi come affermazione di continuità e legittimità dinastica.

“Regine in scena. Ruolo e immagine pubblica”: la presenza delle sovrane nei ritratti ufficiali, nei cerimoniali, nelle feste di corte contribuiva a definire l’identità politica della dinastia e ne consolidava il prestigio. Le sovrane, dal portamento regale e dai gesti misurati, avvolte in abiti preziosi, accompagnate da oggetti simbolici in ambientazioni raffinate, comunicavano attraverso la propria immagine virtù, autorevolezza e continuità, elementi fondamentali per mantenere saldo il potere della monarchia. L’immagine pubblica delle regine non era un semplice riflesso della loro persona, ma uno strumento di potere.

 

 

“Gesti del potere. Cerimoniali ed etichette”: una coreografia precisa, fatta di gesti rituali, etichette codificate e momenti collettivi scandiva la vita della monarchia. Nulla era lasciato al caso: il modo di avanzare in un corteo, l’ordine dei posti nei banchetti reali, le distanze tra i membri della famiglia
reale e i dignitari. Ogni gesto diventava un segno che conferiva sacralità ai sovrani e confermava ruoli e gerarchie. Il cerimoniale non era soltanto un insieme di regole formali: era un linguaggio politico.

“Tempo di sé. Studio, interessi e passioni”: esisteva uno spazio riservato, un tempo sottratto agli obblighi di corte in cui coltivare studi, curiosità e inclinazioni personali. Proprio in questo aspetto affiora la complessità delle sovrane: donne colte, chiamate a governare, ma anche capaci di ricercare spazi interiori di crescita, studio e creatività. Le loro passioni — intellettuali, artistiche o spirituali — diventano così una forma discreta di auto-rappresentazione, un racconto personale che convive con quello ufficiale della corte e ne arricchisce il volto più umano.

“Stanze regali. L’affermazione del gusto”: attraverso la scelta degli arredi e degli oggetti, le regine delineavano un ambiente che rispecchiava non solo le mode del tempo, ma anche il loro carattere, la loro cultura e la visione che desideravano trasmettere della monarchia. Le stanze private rivelavano inclinazioni intime, talvolta segnando distanze o affinità con i modelli familiari e dinastici; gli ambienti di rappresentanza, invece, trasformavano il gusto personale in un linguaggio pubblico, attraverso cui affermare uno stile entro un preciso orizzonte culturale.

Un’installazione multimediale della mostra è dedicata all’arma della diffamazione usata contro le Regine per minarne autorità e legittimità attraverso stereotipi di genere. L’ambizione diventava “arroganza”, l’autonomia “scandalo”, il potere “tirannia”. Una dinamica che non appartiene solo al passato: ancora oggi molte donne subiscono attacchi mirati a ferirne l’immagine e negarne l’autorevolezza. Questa stanza invita a entrare in quel territorio d’ombra per riflettere su cosa significava anche all’epoca essere donne di potere.

L’esposizione, poi, valica i confini della Gran Galleria per attraversare gli Appartamenti reali della Reggia di Caserta. Lungo il percorso nel Palazzo reale, le regine tornano a raccontare di sé nel Boudoir di Maria Carolina, nelle sale private di Maria Cristina di Savoia, nella Biblioteca Palatina dove è esposto il leggìo di Maria Carolina d’Asburgo Lorena.

Fa parte del focus fuori mostra anche il restauro a cantiere aperto della grande tela “La partenza di Elisabetta Farnese da Parma dopo le nozze” di Ilario Spolverini. Un’opera che segna il primo passo di quella dinastia che da Elisabetta giungerà fino ai Borbone d’Italia. I visitatori del Museo potranno seguire dal vivo, nella sala della Pinacoteca, il delicato lavoro degli specialisti.

“Le regine di cui raccontiamo le storie furono spesso considerate soltanto strumenti di alleanze politiche, pedine di un gioco dinastico che sembrava negare loro la possibilità di scegliere il proprio destino — afferma Tiziana Maffei, direttore della Reggia di Caserta e curatrice — Eppure, entro quei margini imposti dal potere, molte seppero costruire percorsi di influenza e creare spazi di cultura. La mostra invita a rileggere queste figure non solo come protagoniste, ma come artefici — talvolta consapevoli, talvolta silenziose — di una rete di scambi e di dialoghi che hanno contribuito a dare forma a una comune identità europea. Attraverso le loro vite e i segni materiali che ne restano — lettere, opere, oggetti, documenti — si riconosce la forza discreta di una diplomazia culturale femminile, capace di superare i confini dei regni e di intrecciare la storia con un filo invisibile ma tenace. In un tempo in cui l’Europa è chiamata a ritrovare il senso delle proprie radici comuni, le regine tornano a parlarci di visione, di intelligenza e di cultura come strumenti di relazioni tra i popoli”.

“La mostra intende esplorare — spiega Valeria Di Fratta, storico dell’arte del Museo e curatrice — la complessità del ruolo delle Regine, evidenziando il delicato equilibrio tra doveri pubblici e vita privata tra il 18esimo e il 20esimo secolo. Le protagoniste di questo racconto appartengono a quattro dinastie che hanno
attraversato la storia del Regno di Napoli fino ed oltre l’Unità italiana: a partire da Elisabetta Farnese, che progettò un regno per suo figlio Carlo di Borbone, passando per Maria Amalia di Sassonia, la prima regina borbonica del Regno di Napoli; la narrazione prosegue con la ferrea Maria Carolina d’Austria, attraversa il Decennio Francese con Giulia Clary e Carolina Bonaparte, la Restaurazione con i brevi regni di Maria Isabella di Spagna, Maria Cristina di Savoia, Maria Teresa d’Asburgo Teschen e Maria Sofia di Baviera, ultima regina di Napoli; e si conclude in piena Unità italiana con le regine della Casa di Savoia: Margherita, prima regina consorte d’Italia, Elena di Montenegro e Maria José del Belgio, testimoni del passaggio dalla monarchia alla Repubblica Italiana”.

“Produrre questa mostra — spiega Giuseppe Costa, presidente e amministratore delegato di Opera Laboratori — rappresenta per noi un’opportunità unica di dialogare con la storia, mettendo in luce figure femminili che hanno esercitato un’influenza straordinaria nel plasmare il destino delle corti europee. Con
l’allestimento di ‘Regine: trame di cultura e diplomazia tra Napoli e l’Europa’ proseguiamo con grande soddisfazione la collaborazione con il Museo Reggia di Caserta che ci ha visti impegnati nelle mostre: Frammenti di Paradiso. Giardini nel tempo alla Reggia di Caserta’ e ‘Metawork’ con l’arte di Michelangelo
Pistoletto. Cogliendo le intenzioni dei curatori abbiamo cercato di creare un percorso espositivo che non solo racconti la storia di queste donne, ma anche il loro impatto culturale, politico e sociale. Ogni sezione della mostra è stata progettata per restituire il contesto storico e personale di ciascuna regina, attraverso un allestimento che offre al visitatore un’esperienza immersiva e profonda. Siamo molto orgogliosi di collaborare con istituzioni internazionali di prestigio per realizzare una grande narrazione visiva, che celebra non solo il ruolo di queste figure, ma l’importanza di un’eredità culturale che parla anche all’Europa di oggi”.

 

 

“È un privilegio — afferma Christophe Leribault, presidente dell’Associazione delle Residenze Reali Europee — sostenere la mostra ‘Regine: trame di cultura e diplomazia tra Napoli e l’Europa’, che mette in luce il ruolo determinante delle donne nella diplomazia delle corti reali. Questa iniziativa straordinaria, promossa dalla Reggia di Caserta, arricchisce la nostra comprensione delle relazioni che hanno plasmato la storia e il patrimonio europeo. Oggi questi legami restano particolarmente vivi grazie agli scambi internazionali che sono al centro dell’attività della nostra rete. È una vera gioia vedere esperti provenienti da tutta Europa — dall’Austria alla Spagna — unire le loro competenze per trasmettere questa storia comune”.

La mostra “Regine: trame di cultura e diplomazia tra Napoli e l’Europa”, dal 20 dicembre al 20 aprile, ha il prestigioso apporto, tra gli altri, di Château de Versailles (Francia), Palacio Real di Madrid (Spagna), Galería de las Colecciones Reales (Spagna), Schloss Schönbrunn (Austria), Staatliche Kunstsammlungen Dresden (Germania), Palazzo Reale di Napoli, Archivio di Stato di Napoli, Archivio di Stato di Caserta, Museo e Real Bosco di Capodimonte, Reggia di Venaria,Musei Reali di Torino e di prestatori privati.

Il catalogo della mostra, edito da Sillabe, sarà presentato a gennaio in occasione di un evento internazionale con ARRE, Associazione delle Residenze reali europee.

Il progetto è finanziato dalla Regione Campania tramite l’Accordo per la Coesione. Main Partner Territoriale – La Reggia Designer Outlet. L’esposizione vanta il supporto di Consorzio UnicoCampania. Si ringrazia l’associazione Amici della Reggia di Caserta e il Consorzio Stabile Daman.