Il linguista Massimo Arcangeli ribalta il senso comune che vede i social network come nemici dell’italiano. E’ lui l’organizzatore di “Parole in cammino”
Da domani fino a domenica prossima, Siena sarà la capitale della lingua italiana. Vi si terrà, infatti, “Parole in cammino”, il primo festival dedicato all’idioma di Dante, D’Annunzio e J-Ax. L’ideatore della manifestazione è il linguista Massimo Arcangeli, il quale, pur non nascondendo alcune preoccupazioni, ha una certa fiducia nel futuro dell’italiano.
Che succederà a Siena in questi giorni?
«Saranno tre giorni, a cui bisogna aggiungere l’anticipazione di domani destinata a docenti e a studenti, durante i quali affronteremo tre grandi temi. Il primo giorno parleremo di divulgazione e informazione, con la partecipazione di personaggi noti come Francesco Giorgino, Enrico Mentana e Massimo Cacciari. Il secondo, invece, sarà incentrato sulla creatività linguistica e vedrà come ospite il bambino che ha inventato il termine “petaloso”. Lavoreremo sulla capacità di elaborare nuove parole, che è un mondo per alimentare la lingua italiana. Nella terza giornata ci saranno una serie di incontri che cercheranno di far dialogare la poesia con la musica. L’ultimo evento della domenica sarà proprio dedicato a una serie di esperimenti che saranno fatti da rapper, ma non solo, che cercheranno di rappare Dante e altri grandi autori. Ci sarà pure una ragazza che proverà a trasporre in jazz un episodio de “La Divina Commedia”. In un momento in cui viviamo tutti in terre di confine e cadono barriere tra discipline, è importante che la cultura alta possa dialogare con quella popolare».
Perché proprio a Siena?
«Anzitutto perché quest’anno l’Università per Stranieri di Siena festeggia il centenario della Scuola di lingua italiana. Poi ci sono un’altra serie di motivi, fra cui quello che la città può essere il punto di partenza e di arrivo per un percorso che toccherà le regioni dell’Italia centrale, dove la lingua italiana è nata e si è strutturata. Faremo eventi a Firenze, ad Arezzo, a Pisa e toccheremo altre città per sviluppare questo progetto itinerante».
Qual è lo stato di salute della lingua italiana a livello mondiale?
«In certe zone, come gli Stati Uniti e il Giappone, regge e avanza. In altre aree del mondo ha qualche difficoltà, penso soprattutto all’Europa dell’est e all’Europa in generale dove stiamo perdendo cattedre d’insegnamento. In certi settori il livello di uso dell’italiano è altissimo, pensiamo a quello del moda, a quello dell’alimentazione e a tutti quelli in cui il Made in Italy fa la differenza. Basta girare per il mondo per vedere tantissime insegne di negozi o menu scritti in italiano. La lingua è in salute, nonostante la crisi e l’assenza di una politica linguistica forte».
Dobbiamo opporci o meno all’influenza che i social network stanno esercitando sull’italiano?
«Assolutamente no. Certo, non tutto è positivo quando parliamo di social, però questi sono il termometro di un italiano in movimento. Per la prima volta nella storia della lingua dall’unità d’Italia, abbiamo tantissime persone che scrivono. Magari non lo faranno bene, ma ogni giorno abbiamo milioni di persone che si esprimono in italiano grazie ai social. Quindi lo strumento non va demonizzato».
All’uso di termini stranieri, invece?
«In quelle situazioni in cui abbiamo un buon equivalente italiano, usiamo questo. Questo è da tenere a mente in particolare quando l’inglese invade gli spazi pubblici. Se certi termini, come spread o spending review, fossero stati tradotti in italiano fin dal principio, sarebbe stato fatto anche un servizio pubblico a vantaggio dei cittadini».
Come vede il futuro per la lingua italiana?
«Lo vedo in parte roseo e in parte no. Sta avvenendo all’italiano ciò che è già accaduto ad altre lingue: si sta semplificando. E’ già successo al francese e al tedesco, in particolare a livello ortografico. Il congiuntivo resiste, ma ci sono degli usi in cui sta cedendo all’indicativo. L’aspetto più preoccupante è l’erosione che sta avvenendo della competenza lessicale media del parlante e dello scrivente italiano. I giovani di oggi hanno un bagaglio lessicale mediamente inferiore a quelli di venti o trent’anni fa. Altro punto dolente è la capacità argomentativa. Dobbiamo riflettere e intervenire su questi due aspetti».
Emilio Mariotti