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Arte e magia al Giardino dei Tarocchi

Nel cuore della Maremma esiste un parco di rara bellezza il cui fascino vi lascerà stupefatti. Ci troviamo a Capalbio, in provincia di Grosseto, sulla collina di Garavicchio. Qui l’artista franco-statunitense Niki de Saint Phalle, ispirandosi alla visita del Parc Güell di Antoni Gaudí a Barcellona e al Parco dei mostri di Bomarzo, iniziò nel 1979 la costruzione del Giardino dei Tarocchi.

Il Giardino si estende in un’area di circa 2 ettari di terreno, dove l’artista si dedicò alla costruzione di 22 imponenti figure ispirate agli arcani maggiori dei tarocchi. Le opere sono state realizzate in acciaio e cemento e ricoperte successivamente da vetri, specchi e ceramiche colorate. I lavori durarono più di 17 anni e nella loro realizzazione, la Saint Phalle fu affiancata da una squadra di operai specializzati e da altri artisti contemporanei, tra cui Jean Tinguely, suo compagno di lavoro e di vita. Le sculture sono dense di significati simbolici ed esoterici che conferiscono al parco la dimensione magica di un percorso iniziatico.

I lavori furono terminati nel 1996 e l’anno successivo l’artista costituì la Fondazione Il Giardino dei Tarocchi, con lo scopo è di preservare e mantenere l’immane lavoro realizzato. Il 15 maggio 1998 il Giardino dei Tarocchi aprì i battenti mostrandosi al pubblico-spettatore come un’opera totale in cui in essa si fondono svariati elementi: arte e natura, forma e colore, tradizione e contemporaneità, ma sopratutto materia e spirito.

Le sculture spiccano con i loro mille colori, fiere e svettanti, dalla strada che conduce al parco, immerso in una natura selvaggia.
All’ingresso del Giardino si viene catturati subito dalla figura della Papessa, che con la sua enorme bocca forma una grande cascata, la cui acqua si raccoglie nella vasca sottostante. Seguono il Mago, l’Imperatore, l’Imperatrice, la Temperanza (in memoria del suo compagno Jean Tinguely scomparso nel 1991), la Morte, il Diavolo, il Matto, il Mondo, la Forza, sino a terminare la lista dei 22 arcani maggiori. Le impressioni che la visita di questo posto incantato ci regala sono infinite. Non solo le sculture (all’interno delle quali potrete entrare ed aggirarvi), ma anche le strade giocano nell’opera un ruolo fondamentale. Sul sentiero di cemento infatti, l’artista incise appunti di pensiero, memorie, numeri, citazioni, disegni, messaggi di speranza, delineando un percorso che ancora una volta non è solo fisico ma soprattutto spirituale.

Foto e testo a cura di Federica Marras

Francesco Laezza

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