Le dieci opere esposte sono divise in due cicli distinti, uno più propriamente “floreale” e l’altro maggiormente “simbolico”.
Francesco Clemente è nato a Napoli, vive a New York e dipinge per Siena. E’ stata inaugurata il 28 giugno al Santa Maria della Scala la mostra “Fiori d’inverno a New York”, una serie di dieci tele realizzate dal maestro su invito di Max Seidel. Per Clemente si tratta di un ritorno importante, dopo l’avventura della realizzazione del Palio del 16 agosto 2012. L’esposizione, promossa e organizzata dal Comune di Siena, è realizzata in collaborazione con Opera Gruppo-Civita. Il catalogo, curato dall’editore Sillabe s.r.l., è accompagnato da una presentazione del direttore del Santa Maria della Scala Daniele Pittèri, da una intervista di Max Seidel all’artista e da un testo di Carlotta Castellani. Alla presentazione erano presenti, oltre all’artista e al direttore del Santa Maria, anche il sindaco Bruno Valentini e il presidente dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “Rinaldo Franci” Anna Carli.
Le dieci opere sono tele di grande formato che si dividono in due cicli distinti, uno più propriamente “floreale” e l’altro maggiormente “simbolico”, caratterizzato da una texture rosa e verde di fondo. L’artista napoletano le ha realizzate a New York a partire dal 2010 ed esposte per la prima volta a Siena.
Daniele Pittèri non ha celato la propria soddisfazione per questa mostra: «E’ l’evento più importante del 2016, visto che è il tassello fondamentale nella costruzione della nuova identità del Santa Maria della Scala. Lo stiamo trasformando da luogo espositivo a luogo di incontro di linguaggi. Il lavoro di Francesco Clemente, per l’appunto, è fatto di incontri di linguaggi e di culture. Non è un caso che rappresenti spesso simboli ricorrenti. Clemente lascia a chi legge questi ideogrammi la possibilità di leggerli in libertà. In sostanza questa mostra ha un valore espressivo dirompente».
Nel ciclo più propriamente simbolico è particolarmente evidente l’interesse per le tradizioni contemplative dell’India, paese dove l’artista ha vissuto per lunghi periodi fin dai primi anni Settanta e dove continua a soggiornare per molti mesi l’anno. L’Albero della vita, ispirato a un’opera presente nel Duomo di Otranto, rappresenta le forze vitali dell’uomo, tra sangue e sperma.
Per l’occasione l’Istituto Superiore di Studi Musicali “Franci” ha proposto un programma di brani particolari. Come quello basato su uno spartito di Morton Feldman, che in origine lo aveva preparato per un chitarrista elettrico. Francesco Clemente ha dedicato più di un quadro al compositore newyorkese, la cui musica è stata fonte di ispirazione per l’artista napoletano.
Sarà possibile visitare la mostra fino al 2 ottobre.
Emilio Mariotti