“La sfida fondamentale sarà quella della consapevolezza: dobbiamo farla crescere tra i cittadini. Come soggetti digitali dobbiamo capire quali sono i rischi ogni volta che facciamo click sul computer”
Così Massimo Ambrosetti, ex ambasciatore a Panama e attuale direttore per gli affari internazionali strategici dell’agenzia per la Cyber sicurezza nazionale”.
Ambrosetti è stato ospite della città in un pomeriggio che lo ha visto fare prima tappa in Comune per un incontro con il sindaco Luigi De Mossi che gli ha consegnato il Sanese d’oro. Successivamente è stato il turno della lectio magistralis all’Università di Siena dal titolo “Competizione strategica e nuove tecnologie: quale ruolo per la diplomazia pubblica?”
Il tema dell’intervento, spiega Ambrosetti “affronta dimensioni differenti. La prima è la cornice in cui viviamo, una cornice strategica che purtroppo ha portato ad un conflitto. In questa cornice intervengono le nuove tecnologie dirompenti che sono un elemento sempre più prioritario”. E In questo senso, continua, “è positivo che l’Italia abbia approvato la strategia cyber, un pezzo fondamentale per ricostruire un sistema di risposta e resilienza in questo ambito. La diplomazia ha ora un ruolo da giocare: dobbiamo ridurre gli elementi di competizione e di conflitto. E prepararci a difendere la nostra Nazione da ogni minaccia”
L’evento odierno è stato aperto dai saluti del Rettore Francesco Frati, del Pro Rettore Vicario Luca Verzichelli e di Cristina Capineri, presidente del corso di laurea magistrale in Public and Cultural Diplomacy. A seguire c’è stata una introduzione a cura dall’avvocato Alberto Botarelli.
Poi Ambrosetti ha approfondito l’argomento della cybersicurezza. “Siamo continuamente sotto attacco. Credo però che la creazione di un’Agenzia per ci abbia dato gli elementi per rispondere agli attacchi, per sviluppare nuove tecnologie, per la definizione di politiche”, continua l’ex-ambasciatore a margine dell’iniziativa.
La guerra informatica, per Ambrosetti, “sarà un elemento sempre più presente in futuro”, perché “non si potrà prescindere da un conflitto cibernetico”