Natalino Balasso, Paolo Calabresi, Maria Amelia Monti, Tullio Solenghi, Massimo Lopez, Luigi Lo Cascio, Vittorio Lattanzi, Carlo Amato, i Tetes de Bois, Letizia Fuiochi, Filippo dr. Panico, Stefano Fresi: sono loro i protagonisti di un’iniziativa di solidarietà per il carcere senese di Santo Spirito.
Volti noti del palcoscenico italiano, attori e comici che ci regalano sempre divertimento e che più volte sono stati protagonisti, a beneficio dei detenuti, sul palcoscenico del piccolo teatro della Casa Circondariale di Santo Spirito. che ritengo meriti adeguata visibilità e che ha visto come protagonisti numerosi attori e personaggi del mondo dello spettacolo che in passato si sono esibiti, a beneficio dei detenuti, sul palcoscenico del piccolo teatro della Casa Circondariale.
Il carcere durante l’emergenza epidemiologica ha vissuto e sta ancora vivendo una situazione di isolamento, dettato dalle rigorose misure di prevenzione atte a prevenire il rischio di contagio.
Purtroppo ad eccezione dei corsi scolastici che proseguono con la teledidattica a distanza sono state giocoforza sospese tutte le numerose attività di carattere rieducativo che contraddistinguevano la quotidiana vita detentiva.
A porre fine a questa forzata inattività ci hanno così pensato loro, una decina di attori e comici che negli ultimi tempi hanno calcato il palcoscenico del piccolo teatro della casa circondariale di Siena e che in questi giorni, in occasione dello stato di emergenza legato all’epidemia Covid-19, hanno fatto pervenire ai detenuti un videomessaggio di saluto e di incoraggiamento. Ne è un nato un cortometraggio che raccoglie il contributo di ciascuno di essi e nel quale tra monologhi, sketch, momenti di intrattenimento e riflessioni emerge soprattutto la sensibilità di questi artisti che, nel ricordo delle loro passate esibizioni davanti a un’insolita platea di spettatori, hanno squarciato il muro di isolamento che, specie nell’attuale contingenza, separa il carcere dal contesto ambientale esterno.
Il sipario telematico è calato dopo circa 45 minuti, un tempo contenuto, ma sufficiente ad arrecare conforto a quanti non sono attori, ma interpreti di una storia reale: il carcere al tempo del coronavirus.