Il Museo d’inverno è contemporaneo

Museo d'inverno

“Perché esiste da qualche parte / una vecchia inimicizia tra la vita e l’opera”, scriveva nel 1908 Rainer Maria Rilke nel proprio “Requiem”, dedicato a un’amica pittrice, Paula Becker.

Anche tra l’arte contemporanea e Siena pare regnare un antico dissapore, che la chiusura delle Papesse ha reso, se possibile, ancora più forte. Né sono bastate – non potevano certamente bastare – il sorriso di Clet o le statue di Xu Hong Fei, collocate nei giardini e nelle piazze della città, a mutare il quadro complessivo. Eppure, quando si parla di contemporaneo, al di là del giudizio di valore che ognuno di noi formula al riguardo, non dobbiamo dimenticare che precludersene pregiudizialmente la conoscenza e l’intelligenza significa voler rinunciare alla comprensione del nostro tempo. Sarebbe un po’ come decidere di non leggere niente di Tabucchi o di Cortázar o di Auster o di Soriano o di Lodge, affermando che la letteratura del Postmoderno, ovvero buona parte dei racconti e dei romanzi che hanno visto la luce negli anni Ottanta e Novanta, non ci piace.

A volte più importante del piacere che ci procura la bellezza può risultare la gioia che discende da una cognizione meno incerta e lacunosa della realtà che stiamo vivendo. Certo, l’arte contemporanea non è facile. Richiede, ancor più di quella classica o di quella rinascimentale o di quella romantica, di essere presentata, chiarita, spiegata. Il “Museo d’inverno”, ideato e diretto da Francesco Carone ed Eugenia Vanni, si propone come obiettivo primario proprio quello di fare avvicinare al linguaggio dell’arte contemporanea gli abitanti e i visitatori di Siena, attraverso l’attenta programmazione a cadenza stagionale, la realizzazione di mostre dove alcuni artisti scelgono e presentano opere altrui, appartenenti alle proprie collezioni personali – è quanto ha fatto Maurizio Nannucci con James Lee Byars -, ne curano l’allestimento, ne ricordano collaborazioni e momenti significativi di un percorso umano e professionale quasi sempre straordinariamente ricco. L’attività del Museo d’Inverno, situato in via Pian d’Ovile 29, sopra Fonte Nuova, una delle antiche fonti trecentesche di approvvigionamento idrico della città di Siena, è sostenuta dalla Contrada della Lupa, che è la prima destinataria dei laboratori e degli incontri che vi si svolgono.

La solidità della pietra, la trasparenza dell’acqua, il movimento ascensionale e verticale suggerito dalle opere in mostra (fino al 31 marzo quelle dell’artista americano James Lee Byars), il calore evocato dalla presenza del camino all’interno dell’ampia stanza, la vista incomparabile che si gode dal terrazzo del Museo: la vera bellezza, come scriveva Pier Paolo Pasolini in un articolo uscito nel febbraio del 1947 su “Il Mattino del Popolo”, non “è semplice ma composta”, a formarla “è occorsa la sovrapposizione dei secoli”.

 

Museo d'inverno

 

a cura di Francesco Ricci