Arrivi a Castiglion del Bosco, oggi nel Comune di Montalcino, ma un tempo castello dell’Antica Repubblica Senese e ti imbatti in una piccola chiesa intitolata a San Michele Arcangelo. La facciata in pietra del luogo è molto semplice e senza elementi decorativi, con un campanile a doppia vela del XVIII secolo.
Ti chiedi se è il caso di entrare, poi la curiosità vince e sotto gli occhi attenti della statua di San Michele che sembra invitarti verso l’interno varchi la soglia e il fiato ti si blocca. La chiesa è piccola ha una unica aula a pianta quadrangolare la copertura a due spioventi sorretta da capriate. Ma nella penombra dietro l’altare maggiore eccolo: l’affresco datato 18 novembre 1345 (come riporta l’iscrizione sotto il riquadro centrale dell’opera) e attribuito a Pietro Lorenzetti, che si dice essere l’ultima sua opera attestata (Pietro e il fratello Ambrogio Lorenzetti moriranno probabilmente pochi anni dopo a causa della Peste Nera del 1348).
Suddiviso in tre scene nel riquadro centrale è raffigurata l’Annunciazione, con a destra i Santi Michele Arcangelo, Bartolomeo e Francesco d’Assisi e a sinistra Antonio abate, Giovanni Battista e Stefano. Si ipotizza che l’attuale edificio sia nato agli inizi del secolo XIV come chiesa di patronato di grandi famiglie senesi quali i Gallerani o i Piccolomini. C’è chi la vuole come chiesa di una compagnia laicale intitolata proprio a San Michele Arcangelo, considerando il rilievo e la diffusione di tale pratica nella religiosità laica senese del secolo XIV. Più suggestiva l’ipotesi di Augusto Codogno che ipotizza una committenza del Vescovo Donusdeo Malavolti, che qui aveva dei possessi sia di famiglia che legati al vescovado.
Per lui tra l’altro il Lorenzetti aveva già lavorato nel Duomo di Siena e questa chiesa fu ricompresa in quei secoli nella pievania di Santa Innocenza, retta per diverso tempo proprio da un Malavolti. Dopo esservi riempiti gli occhi di tanta, inaspettata, bellezza, uscite e voltatevi verso San Michele, vi sembrerà che muova due dita della mano come un gesto di benedizione.
Maura Martellucci