Oggi, alle 18, ad Asciano riapre la chiesa di Sant’Agostino dopo 6 anni di restauri che hanno portato alla luce importanti affreschi.
Grazie all’impegno dell’Arciconfraternita della Misericordia, la chiesa di Sant’Agostino ad Asciano torna a risplendere dopo 6 anni di restauri. Oggi, alle 18, si riaprono le porte della chiesa risalente al tredicesimo secolo, dove il processo di restauro ha riportato alla luce affreschi e non solo.
Il restauro, del costo complessivo di circa un milione di euro, è stato compiuto interamente dall’Arciconfraternita della Misericordia di Asciano grazie ad un lascito e ai contributi ottenuti con l’impegno dei volontari. In occasione della cerimonia di riapertura si terrà anche l’inaugurazione di “Ecclesiae. Le cento chiese del territorio di Asciano”, un calendario di eventi organizzato in collaborazione con l’amministrazione comunale con incontri, visite guidate, trekking, mostre e appuntamenti liturgici dedicati ai luoghi ecclesiastici del territorio.
Domenica 24 luglio la chiesa di Sant’Agostino tornerà ad ospitare anche le celebrazioni religiose con una Santa Messa in programma alle 11.
La chiesa di Sant’Agostino fu probabilmente edificata ex novo dagli Agostiniani insieme all’adiacente convento, oggi trasformato in abitazioni. Conserva l’impianto gotico ad una navata ed abside a pianta rettangolare. La facciata fu terminata nella prima metà del Quattrocento.
Durante il Seicento la navata fu arricchita da sei altari in stucco e nel secolo successivo anche l’altar maggiore fu sostituito con l’ attuale in forme barocche. Alla metà dell’Ottocento la proprietà passò alla Confraternita di Misericordia e Sacro Chiodo di Asciano che decise di effettuare un sostanziale intervento di restauro che trasformò parzialmente la navata, sostituendo l’originaria copertura a capriate con volte in muratura.
Nel 2010, prima di iniziare il restauro strutturale e architettonico della chiesa, fu deciso di effettuare una serie di saggi per evitare qualsiasi danno a possibili affreschi e a superfici dipinte. E’ così venuta alla luce una straordinaria testimonianza di dipinti murali che vanno dal XIV fino al XVI secolo.
Le pareti della navata venivano spesso affrescate sia con cicli pittorici di soggetto cristologico e/o mariano, sia con scene di carattere votivo. Nel caso di sant’Agostino ci troviamo di fronte a questa varietà di tipologie. Il ciclo più importante e più ampio è da riferirsi ad Antonio Veneziano, un pittore che operò a Siena nella seconda metà del Trecento.
Il restauro Originariamente sono stati realizzati interventi strutturali di consolidamento delle fondazioni, delle murature e dei tetti, oltrechè di risanamento dell’umidità, che ha preceduto il restauro degli stucchi e degli affreschi e che ha permesso di mettere in sicurezza l’intero edificio. Il restauro Ha permesso di riportare alla luce interessanti affreschi di epoca medievale e non solo.
Di pregevole fattura gl’intonaci antichi e le decorazioni dipinte a trompe l’oeil ritrovati nel coro dell chiesa. Anche nella navata sono stati scoperti e restaurati decorazioni e affreschi medievali, tra i più antichi insieme allo stemma della famiglia Bandinelli così come risale alla seconda metà del 1200 il Sant’Antonio Abate e il tendaggio dipinto sulla parete sinistra vicino alla porta d’ingresso.
Bellissimo è il grande affresco con una serie di santi dipinto nel presbiterio ed anche il piccolo frammento di un dipinto sicuramente più grande scoperto accanto all’arco trionfale.
In epoca controriformista vengono scialbati gli affreschi e si inizia a costruire l’altare sulla
parete sinistra all’ingresso della chiesa, in stucco dipinto a finto marmo con dorature (datato 1600 e fortemente ispirato all’altare maggiore della chiesa di Fontegiusta a Siena di Lorenzo di Mariano detto il Marrina): l’affresco che si trovava sulla parete rappresentante l’Incoronazione della Madonna del XIV secolo è stato l’unico che si è salvato dalla scialbatura, probabilmente perchè molto venerato, così che è stato riadattato a pala d’altare.
Di qualche anno più tardi ma sempre seicenteschi sono i rimanenti cinque altari delle pareti, come il terzo altare della parete destra dedicato a San Carlo Borromeo (considerato il massimo riformatore della chiesa cattolica del XVI secolo) è datato 1639, mentre l’altare maggiore è del 1755. Ai primi dell’ottocento vi sono stati importanti lavori di impronta neoclassica come l’apertura dei due finestroni sulla parete sinistra mentre sulla parete destra i finestroni sono stati dipinti a trompe l’oeil, la spartizione della navata con le lesene e la copertura delle volte in cotto, la ridipintura di tutti gli altari di grigio, la tamponatura della porta medioevale e riscoperta in questo restauro sulla parete destra e sicuramente sempre a quest’epoca risale la punzecchiatura delle
pareti per fare aderire il nuovo e spesso intonaco.
Il restauro ha previsto il descialbo e la scopritura (meccanica a bisturi e vari solventi) di tutti gli affreschi, la pulitura, il consolidamento le stuccature e il ritocco pittorico. Anche gli altari sono stati completamente riscoperti dai vari strati di vernice grigia applicati negli anni riscoprendo le dorature e le policromie originarie, poi sono stati consolidati, stuccati e restaurata pittoricamente la decorazione a finto marmo. Come protezione finale sul finto marmo è stata applicata cera neutra.