Studiosi e appassionati potranno tornare a consultare i documenti conservati nell’Archivio storico dell’Opera della Metropolitana di Siena. Sono infatti conclusi i lavori di ristrutturazione interna dei locali della sede, al cui interno sono custoditi i più antichi documenti storici e artistici riguardanti la costruzione della Cattedrale e del suo corredo. Gli interventi architettonici e scientifici operati sono stati presentati stamani in una conferenza stampa nella Cripta della Cattedrale.
I locali che ospitano l’Archivio storico erano già stati ristrutturati e adibiti a questa funzione nel 1951, all’epoca del rettore Umberto Sterbini Del Vescovo, mentre il fondo archivistico aveva subito un intervento di riordino nel 1991 da parte del professore Stefano Moscadelli, che, come risultato finale, vide la pubblicazione dell’Inventario. Con l’odierna fase di ristrutturazione si è provveduto a riorganizzare l’ambiente in linea con le moderne norme vigenti in quanto a sicurezza, a realizzare strutture consone alla conservazione più idonea dell’intero patrimonio archivistico e ad intervenire sulla documentazione prodotta dall’Ente negli ultimi 30 anni per poterla inventariare e riversare nel fondo storico. Nei 100 mq dell’Archvio sono stati effettuati interventi, curati dall’architetto Roberto Fineschi, sia e a livello architettonico che statico. È stata estesa poi la pavimentazione in travertino a tutti i locali. Per le scaffalature è stato predisposto un sistema che permetta di non usare scalei.
Il fondo storico dell’Archivio dell’Opera Metropolitana è di fondamentale importanza per la storia del patrimonio artistico-architettonico, e non solo, della città di Siena, poiché custodisce al suo interno la documentazione relativa alla Fabbrica della Cattedrale e a tutti gli affari gestiti dalla Fabbriceria senese, già a partire dai primi anni del XIII secolo, oltre ad una piccola collezione di pergamene risalenti addirittura all’XI sec.. Il documento più antico custodito è un atto notarile datato maggio 1085; vi troviamo poi un importante fondo musicale, costituito da una notevole quantità di partiture di musica sacra; una nutrita collezione di disegni, stampe, fotografie, tra cui le più importanti sono esposte alle pareti dei locali. In particolare sono da segnalare quattro progetti architettonici su pergamena databili tra il 1315 e il 1339. L’archivio ha dato inoltre una nuova e più idonea sistemazione anche alla collezione di libri corali, che per la loro particolare struttura (cartacei o pergamenacei, con rilegature in legno, cuoio e metallo) necessitano di armadi con un buon sistema di areazione e che permettano di poter dare loro una disposizione che non comprometta le rilegature originali.
Il rettore dell’Opera del Duomo Gianfranco Indrizzi durante la presentazione dei restauri ha ricordato la natura dell’investimento, di circa 200mila euro e ha ribadito la necessità del recupero e dell’esecuzione della musica sacra contenuta nell’Archivio.
Nel suo intervento Moscadelli ha definito un archivio come il sedimento documentario di un’istituzione, che per il Duomo dura circa da mille anni. Il professore responsabile del riordino del ’91 ha illustrato ai presenti tutte le evoluzioni dell’Opera del Duomo, nata in origine come Fabriceria, cioè un cantiere di lavoro e restauro. Fra gli anni’40 e ’50 del ‘200 si è trasformata da luogo di lavoro a organismo in grado di gestire un patrimonio mobiliare e immobiliare. Non è un caso che la maggior parte dei documenti prodotti fino ai giorni nostri sono di natura contabile.
La dottoressa Marta Fabbrini, responsabile della nuova inventariazione, ha fatto poi un excursus sull’evoluzione nel tempo dell’archivio dell’Opera, nato nel ‘300. Il nuovo riordino del materiale è partito nel dicembre del 2014, approfittando del trasloco temporaneo della sede dei documenti.
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