San Biagio, alle porte di Montepulciano, può essere a ragione definita un gioiello del rinascimento . Cinquecentesca, venne realizzata su progetto di Antonio da Sangallo il Vecchio (dinastia fiorentina di scultori e architetti, anche militari).
‘La cupola in origine era rivestita di tegole smaltate colorate e doveva avere un impatto visivo sorprendente, mentre la facciata, in travertino tufaceo (proviene dalle vicine cave di Sant’Albino), risplende con qualsiasi luce, con qualsiasi clima, a qualsiasi ora del giorno o della notte. I campanili, poi, nel progetto, dovevano essere due, paralleli, anche se ne è stato realizzato solamente uno. Anche la posizione è strategica: su un prato che domina la Val d’Orcia e la Val di Chiana.
L’interno, a croce greca, completamente affrescato, è un capolavoro di architettura e pittura che lascia senza fiato nel contrasto con la linearità esterna. San Biagio fu edificata sul sito di un’antica pieve medievale della quale resta oggi solo l’immagine della Madonna col Bambino e San francesco, posta sull’altar maggiore (trecentesca, di scuola duccesca, riferita al Maestro di Badia a Isola). All’inizio del XVI secolo questa icona, posta nell’antica chiesa ormai in rovina. iniziò a compiere grazie per la popolazione del luogo: guarigioni miracolose e non mancano le testimonianze di chi le vedeva aprire e chiudere gli occhi. La costruzione del tempio, come accade quando la Santa Sede riconosce la presenza di fatti straordinari legati ad immagini sacre, mariane in particolare, venne approvata e appoggiata da papa Leone X, fiorentino, appartenente alla famiglia Medici, che in gioventù aveva avuto come suo precettore Agnolo di Poliziano, uno dei più illuminati umanisti del tempo. Due note: il Viale della Rimembranza che porta alla chiesa si chiama così perché dedicato agli abitanti di Montepulciano caduti nella prima guerra mondiale; e nel 1927 l’architetto americano Harry Shaply visitò San Biagio e ripropose il doppio ordine di archi della canonica che si trova di fronte nell’architettura dell’Università di Harvard.
Ed ora arriviamo alle streghe: Massimo Biliosi narra che la posizione di San Biagio è “strategica” per tanti motivi, anche i più inattesi. Essendo posta in alto ed essendo un incrocio di sette strade il prato di fronte alla chiesa divenne ben presto il loro luogo privilegiato di incontro delle streghe nelle notti di tempesta e si dice che al loro passaggio gli alberi si abbassassero e l’erba non crescesse più. Alle sette strade arrivavano al tramonto, unte del grasso di bambini bolliti in una pentola di rame. E poi c’è il “Baubau”. Sì, anche a me dicevano da piccola: “fai la brava sennò arriva il Baubau”: eccolo! Incrocio tra biscia e lumaca un animale fantastico del quale però si perde traccia nelle tradizioni già del XVIII secolo, portandosi via anche i nugoli di streghe.
Ed allora torniamo sulla terra e quando visiterete San Biagio sorridete alle tradizioni popolari che sono parte del nostro background culturale, ma poi immergetevi in quella splendida frase incisa sull’altare centrale marmoreo cara ai Padri della Chiesa: ‘Hinc Deus homo et homo Deus’. In questo luogo, grazie alla bellezza, Dio può diventare uomo, e l’uomo innalzarsi a Dio.
Maura Martellucci
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