Venerdì 12 agosto 1983, nel tardo pomeriggio, dopo un forte temporale estivo Artemio Franchi, presidente del calcio europeo, ma soprattutto, in quei giorni, Capitano della Torre (sarà Capitano della Contrada di Salicotto dal 1971, anche se non avrà purtroppo la gioia della vittoria), si mette in auto e si dirige a Vescona, si dice per prendere accordi con Silvano Vigni, detto “Bastiano”. Alle 19.10 la Fiat Argenta del presidente dell’Uefa si schianta contro un camion che procede in direzione opposta e quanto arrivano i soccorsi, riconoscendo subito Franchi, cercano in ogni modo di rianimarlo, ma morirà in ambulanza prima di giungere all’ospedale. Nato a Firenze 1’8 gennaio 1922 da genitori senesi (dal padre Olinto, chef di uno dei ristoranti più famosi di Firenze, eredita la passione folle per il Palio) fin da ragazzo si innamora del calcio, tifa Fiorentina e mentre frequenta il liceo classico «Galilei» fa parte della squadra studentesca. Ma nel calcio giocato non è certo un “campione” per cui si iscrive ad un corso per arbitri e arriva ad arbitrare fino alla serie C. Nel 1948 si laurea in diritto internazionale e l’anno successivo sposa la signora Alda Pianigiani con la quale avrà due figli: Giovanna e Francesco. Si inserisce nella distribuzione dei prodotti combustibili e nel 1954 fonda la ditta petrolifera “Angelo Bruzzi”. In ambito sportivo, dal 1949, entra nei quadri dirigenziali della Fiorentina calcio, poi sarà presidente della FIGC dal 1967 al 1976 e Commissario Straordinario della Lega Nazionale Professionisti: sotto la sua gestione per la prima volta l’Italia, guidata dal CT Ferruccio Valcareggi, tornò a vincere nelle competizioni internazionali dopo trent’anni, conquistando il Campionato europeo di calcio 1968 e arrivando seconda ai mondiali del 1970. Il 15 marzo 1973 Franchi fu eletto presidente dell’UEFA, e nel 1974 Vicepresidente della FIFA. Artemio Franchi è sepolto nel cimitero di Soffiano alla periferia di Firenze. Quasi trent’anni dopo la morte, la sua tomba continua ad essere la meta di sportivi e dirigenti. Nessuno l’ha dimenticato, particolarmente le sue città: Firenze e Siena che gli hanno intitolato i loro stadi.
Maura Martellucci
Roberto Cresti