SUn manuale per informare e sensibilizzare il personale della Regione sull’uso di un linguaggio amministrativo non sessista nella redazione di atti e documenti. Servono a questo le “Linee guida operative approvate dalla giunta regionale su proposta della vice presidente e assessora alla cultura università e ricerca Monica Barni e dell’assessore alla presidenza Vittorio Bugli. Un documento di una decina di pagine dove, senza prefigurare schemi rigidi o coniare neologismi, si suggerisce l’uso di espressioni e termini compatibili con il corretto uso della lingua italiana, per evitare riferimenti sessisti e dare visibilità concreta al genere femminile.
“Il linguaggio è l’espressione di una cultura – afferma la vice presidente Monica Barni – ma quando quest’ultima tarda ad evolversi il linguaggio può fare da traino per il cambiamento. Perchè anche da piccole cose, apparentermente poco importanti, passa la battaglia contro gli stereotipi di genere che tanto pesano, anche dolorosamente, sulla vita del nostro Paese. E’giusto far uscire dall’invisibilità , anche in un documento burocratico, tante consigliere, assessore e sindache e, più in generale, dare conto del fatto che molti ruoli professionali, un tempo appannaggio maschile, sono adesso ricoperti da donne. La Regione vuole dare un segnale di consapevolezza, essere un punto di riferimento anche per altri che vogliano intraprendere la nostra scelta”.
Nel manuale proposto al personale non si troveranno regole meccaniche nè forzature linguistiche, ma il consiglio di trovare, caso per caso, la soluzione migliore secondo il testo da realizzare, partendo dal presupposto che le tradizioni culturali radicate nella nostra società , non disponendo la lingua italiana di un genere neutro, hanno portato all’uso generalizzato della forma maschile. In concreto, si cerca di dare avvio ad un percorso che conduca da un lato all’utilizzo, laddove possibile, di espressioni non discriminatorie tra i sessi; dall’altro, all’indicazione di strategie redazionali volte alla declinazione al femminile di alcuni termini riferiti a professioni e ruoli fino ad oggi riservati al genere maschile. Di qui, anche l’invito all’uso di “termini collettivi”, tipo “la cittadinanza” al posto de “i cittadini&qu ot;, “l’utenza” al posto de “gli utenti”, il “corpo insegnante” al posto de “gli insegnanti”.
Neutralizzare il genere può voler dire anche “fare uso della forma passiva che permette di non esplicitare chi compie l’azione”. Da usare il più possibile, poi, anche la forma impersonale, che “può servire ad aggirare l’uso del maschile generico”. Un’altra tecnica raccomdandata, l’uso di sostantivi promiscui, quelli che hanno un’unica forma sia al maschile che al femminile, accompagnati dall’articolo determinativo nel caso sia nota l’identità del soggetto. Esempio: il responsabile, la responsabile, il manager, la manager ecc.
“L’adozione di questa delibera – spiega ancora Monica Barni – vuole essere uno stimolo alla riflessione anche per altre organizzazioni ed enti pubblici. Dispiace che, proprio in questi giorni, il Comune di Siena, che in questo campo era stato precursore, abbia deciso di rivedere un analogo documento che aveva adottato nel 2016. Ci auguriamo, visto che il Comune ha annunciato che non tornerà indietro sui principi, che si tratti di approfondimenti migliorativi. Aspetto fiduciosa il nuovo testo”.
“Le politiche non sono neutrali – ricorda l’assessore al personale Vittorio Bugli – hanno spesso ricadute diverse su uomini e donne e l’utilizzo del linguaggio aiuta ad evidenziarlo. In questo senso, la delibera adottata ieri si pone in continuità con la redazione del bilancio di genere, previsto dalla legge regionale 16 del 2009. Le linee guida si inseriscono nell’ambito del Piano delle Azioni Positive per il personale della Regione Toscana e nel Piano delle attività formative 2017-2018, l’Ufficio Formazione organizzerà nel primo semestre 2019 un seminario, rivolto alla dirigenza dell’amministrazione e degli enti dipendenti per illustrare la normativa di riferimento internazionale, europea e nazionale pe le buone pratiche per l’adozione di un linguaggio amministrativo attento alle differenze di genere e fornire indicazioni e strumenti operativi uniformi”.
In merito alla questione non tarda ad arrivare un documento a firma di
Auser comprensoriale, Archivio UDI, Centro Mara Meoni, Dip. Pari opportunità CGIL, Donna Chiama Donna, Non Una di Meno : “La lingua riflette e racconta il mondo in cui viviamo, lo determina e influenza la struttura sociale. Noi siamo le parole che usiamo e che ascoltiamo, linguaggio e pensiero sono strettamente connessi, non avere segni per esprimere una realtà , infatti, non significa solo non poterla comunicare ma significa anche non poterla pensare. La comunicazione pubblica, in particolare, ha un ruolo strategico nel diffondere una cultura contraria alle discriminazioni. Inoltre una comunicazione attenta ai generi è garanzia di visibilità della complessità dei ruoli maschili e femminili nella società di oggi e lancia la sfida alla costruzione di pari opportunità in tutte le sfere: sociale, familiare, professionale (…). Le parole non si limitano a dire l’esistente, esse hanno il potere di costruirlo e aprire nuovi orizzonti. La lingua non serve solo a comunicare informazioni, essa è il luogo privilegiato di costruzione di sé, della propria identità personale e sociale. L’uso di un linguaggio sessuato è di fondamentale importanza per un reale superamento delle disuguaglianze di genere ancora fortemente presenti nella nostra società . Ci indigna che la nuova Giunta comunale di Siena, riproducendo vieti stereotipi, non accolga gli indirizzi di linguiste e linguisti largamente accreditati e, in particolare, dell’Accademia della Crusca, cancellando a tutti gli effetti la Delibera approvata dalla precedente Amministrazione anche su sollecitazione delle associazioni femminili e femministe della città , Del. n. 393 del 3/11/2016,“UTILIZZO di linguaggio non sessista negli atti e documenti del Comune di Siena”. Riteniamo questa scelta un attacco alla libertà femminile e alla costruzione di una società pienamente paritaria”.