La Fondazione Monte dei Paschi ha reso noto l’esito del proprio bando ‘Cultura, Formazione, Arte’, relativo al finanziamento di studi di fattibilità di proposte progettuali di terzi. Delle quattordici presentate, quattro sono state accolte. Prima, col punteggio di 95/100, è risultata quella dell’Arte dei Vasai della Nobile Contrada del Nicchio Onlus, in associazione con l’Unione Italiana Ciechi e l’UOC Oculistica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese.
“Il progetto si propone di disegnare, ed eventualmente realizzare, prototipi di oggetti di uso quotidiano capaci di alleviare il disagio connesso col loro uso da parte di non vedenti o ipovedenti. Ad esempio, stoviglie, posate bicchieri, tazze riconoscibili al tatto. Senza, però, sacrificarne l’estetica: in modo che possano risultare graditi a tutti, riducendo le distanze con chi conserva e gode il dono della vista. Arte per la solidarietà, dunque”.
La Nobile Contrada del Nicchio è stata tra le altre cose la prima fra le consorelle a costituire una Onlus, nello specifico dedicata all’Arte dei Vasai, durante il suo mandato da priore. Questo, come lei sostiene da sempre, per avere uno strumento di promozione culturale che sia antidoto alla deriva “palio gastronomica” delle Contrade…
“E’ bene precisare che Il Nicchio non è stata la prima Contrada a costituire una Onlus – è stata preceduta da Civetta e Onda – ma è stata, invece, la prima a costituire un’associazione che, ispirandosi a un’arte associata alla Contrada (nel caso del Nicchio, quella storicamente provata, dei Vasai), riproponga, in chiave moderna, la cultura materiale del fare. A tale scopo, abbiamo ritenuto necessario dotare la Contrada di una sorta di Centro ricerche e formazione: un organismo nuovo capace di assolvere i compiti che il Seggio, organo essenzialmente amministrativo, non è chiamato a fare. La novità, come sempre capita, ha destato, inizialmente, qualche perplessità; ma i risultati positivi che in tre soli anni di vita abbiamo raggiunto, stanno rapidamente dissipando ogni dubbio. Anzi: inducono altre consorelle a percorrere questa strada. C’è – chiaramente – anche un obiettivo sociologico: dare un occasione a tantissimi contradaioli, che per ragioni di vita familiare, di sede o di lavoro intendono mostrare il loro attaccamento alla Contrada, sostenendo attività alternative alla sola palio-gastronomia, che sempre più tende a ridurre a circoli rionali le nostre antiche istituzioni (come, a suo tempo, intendeva fare il regime fascista)”.
Come è nata l’idea di partecipare al bando e come la collaborazione con L’Unione italiana ciechi e la Clinica oculistica del policlinico senese?
“La collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi e l’Oftalmologia universitaria è la conseguenza dell’idea originale che ci ha proposto il nostro direttore artistico, Carlo Pizzichini. Essa sta alla base della nostra risposta al Bando della Fondazione, i cui intenti ci sono sembrati ideali per iniziare a darle corpo”.
Che significato più ampio avrà, questo progetto, per la Contrada? E in generale per il tessuto sociale della città?
“Speriamo che il nostro successo possa travalicare i confini topografici e mentali delle Contrade attuali, contrastandone una ‘rionalizzazione’ chiusa, e , in fin dei conti, contraria alla Storia dei Siena e delle sue Contrade. Le quali, ricordiamolo, sono ancora quanto ancora resta dell’antica Città-stato senese; che ad esse delegava tante funzioni: non solo, quella di animare le pubbliche feste, ma anche di correre in armi per soccorrerla quando un pericolo la sovrastava.Oggi il pericolo che corre non è militare, ma di essere dequalificata a rango di borgo, ignorandone la sua storia di capitale, di cui, nei suoi monumenti universalmente ammirati, resta ancora testimonianza. Pensiamo che la Storia, di cui le contrade hanno ricchissimi giacimenti, in un mondo reso opaco e monotono dal consumismo planetario, sia una risorsa preziosa: da sfruttare per vivere pienamente la modernità, e non solo di cui compiacersi . Per trarne, però, vantaggi concreti, ben oltre i limiti usuranti del turismo di massa, è necessaria una creatività spontanea: ben lontana quindi dall’asfissiante ‘programmazione’ di regime.
Se in seno a tutte le consorelle (spontaneamente, per carità!) si affermeranno altrettanti Arti di Contrada, la Città ne riceverà benefici sostanziali, e un’immagine assai migliore di quella cui sembra consegnata da un inarrestabile declino. Un declino che la politica, da sola, con i suoi rituali consociativi rigorosamente validi ‘erga omnes’ , non è certamente in grado di contrastare.Le Contrade, invece, nel rispetto della loro autonomia (non intese, quindi, come cinghie di trasmissione di un pensiero unico) lo possano fare. Un’idea da visionari, la stimeranno i soliti benpensanti, Ma i visionari – come affermava il compianto Umberto Eco – sono i soli realisti”.
Katiuscia Vaselli
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